Ripartiamo dalle città

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Livia Randaccio, direttore editoriale YouBuild

La rivisitazione della linea editoriale di YouBuild, come dicevamo nello scorso numero, è stata concepita per rispondere alle nuove domande di sostenibilità e innovazione che ormai anche la società civile pone come prioritarie. Progettare e costruire sostenibile non è più un’opzione.

Per questo l’editore ha chiamato a ricoprire il ruolo di direttore scientifico Emanuele Naboni, professore universitario esperto internazionale di sostenibilità e già coordinatore del convegno annuale YouBuild sulla sostenibilità in chiave rigenerativa.

A lui la redazione dà il benvenuto, certa dell’apporto tecnico scientifico che imprimerà al dibattito rafforzando il dialogo tra la ricerca disciplinare, le istituzioni, i professionisti e i territori.

L’ampio resoconto del convegno YouBuild dello scorso novembre ne dà testimonianza. Tecnologie digitali e innovazione edilizia sono certamente due leve di sviluppo sostenibile e gli attori delle costruzioni ne sono consapevoli.

Ma non basta la consapevolezza a indurre i professionisti ad uscire dalla propria zona di comfort per abbracciare l’innovazione sostenibile. Si tratta di un “viaggio”, per dirla con Naboni, da percorrere con coraggio e determinazione, un viaggio che conta ancora troppi pochi casi di eccellenza nelle nostre città che coinvolgono l’intero processo costruttivo.

Uno lo citiamo nella sezione “Cantieri Italia” con un ampio servizio dedicato alla costruzione del Villaggio Olimpico, iniziativa di partenariato pubblico-privato per un progetto con obiettivi di sostenibilità misurabili e parte del più ampio progetto di rigenerazione dello scalo di Porta Romana a Milano. Il Villaggio sarà poi trasformato nel più grande studentato d’Italia realizzato in edilizia residenziale sociale, circa 1.700 posti letto, con l’obiettivo di renderlo un modello replicabile su scala nazionale.

L’utilizzo efficace della prefabbricazione in stabilimento è poi stata la chiave del successo del cantiere nel rispetto del cronopramma. Perchè è così difficile rigenerare le città italiane? Affidiamo la risposta ad alcuni dati che ci ha ricordato recentemente Ance: la legge urbanistica nel nostro Paese risale al 1942, la stessa che ha accompagnato l’espansione urbana nel boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta e che il decreto ministeriale sugli standard urbanistici risale al 1968.

Ad oggi le trasformazioni urbane si reggono su norme che hanno rispettivamente più di 80 e 50 anni. Il tentativo di riassetto della materia, più volte invocato, soprattutto dai costruttori, si è trasformato in una sequenza di fallimenti.

In 26 anni, 76 provvedimenti discussi in Parlamento ma mai approvati. Intanto i cantieri Pnrr di rigenerazione urbana sono già partiti: sono 503 per circa 600 milioni di euro, corrispondenti a un quarto delle gare pubblicate. Se si escludono le gare più recenti, circa il 40% degli interventi appaltati è nella fase realizzativa. Per i Piani urbani integrati sono 61 i cantieri aperti per circa 170 milioni di euro.

Si tratta di progetti più complessi e più recenti che viaggiano a un ritmo più lento, ma che dimostrano un certo dinamismo delle città metropolitane. L’associazione italiana costruttori edili segnala che per i progetti tagliati dalla revisione del Pnrr il Governo ha sostenuto lo spostamento su altre fonti di finanziamento e che se non si chiariscono le coperture finanziarie e la relativa cassa si rischia il blocco delle procedure già avviate.

Con il nuovo Pnrr, le risorse per le città passano da circa 9 a 6 miliardi. Attraverso la valutazione su singoli progetti, al posto dei tagli lineari, il programma sulla rigenerazione urbana perde 1,3 miliardi mentre i piani urbani integrati perdono 1,6 miliardi.

Tagli a parte, condividiamo le 10 proposte Ance sulla rigenerazione urbana e in particolare quelle di dotare il Paese di una governance specifica per le politiche urbane e prevedere un canale di finanziamento pluriennale e stabile nel tempo. Insieme all’introduzione di specifiche misure per favorire la realizzazione degli interventi di bonifica dei siti contaminati e agire in un’ottica di economia circolare.

di Livia Randaccio

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