Lombardini22, un modello aziendale vincente con al centro il cliente

Il gruppo Lombardini22 nasce nel 2007 per iniziativa di sei professionisti che introducono un approccio innovativo nel mondo del progetto di architettura in Italia. Si tratta di un metodo multidisciplinare e multiautoriale, basato su un’attività di analisi e consulenza strategica pre progetto, sviluppata da professionisti specializzati in tutte le discipline: dell’architettura, dell’ingegneria, del marketing e della comunicazione.

Oggi Lombardini22 è un gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura e dell’ingegneria che opera a livello internazionale ed è specializzato nei settori Office, Retail, Urban, Living, Hospitality e Data Center. In 15 anni di attività è cresciuto in modo esponenziale, quintuplicando fatturato e personale, puntando sull’Italia e sui giovani, ponendo un’attenzione particolare a Milano e alle sue dinamiche, investendo sulle tecnologie e sull’innovazione, con un occhio di riguardo per arte e cultura.

Così Lombardini22 ha raggiunto il 1° posto nelle classifiche elaborate da Guamari delle Top 200 società di architettura e design italiane in base al fatturato (33,4 milioni nel 2022) e in quella redatta da YouBuild.

Una crescita costante che nell’ultimo triennio ha registrato un tasso medio annuo del 17,63% e che ha permesso al gruppo di entrare anche nella classifica “Leader della crescita” stilata dal Sole 24 Ore e Statista, che raggruppa le 500 imprese italiane cresciute di più, e in quella dei “Campioni della Crescita” redatta dall’Istituto Tedesco Itqf in collaborazione con La Repubblica Affari&Finanza, sulle 800 aziende che si sono distinte per tassi di crescita superiori alla media.

Il gruppo è accreditato anche tra le “Best Managed Companies” selezionate da Deloitte Private, un premio alle aziende italiane che dimostrano eccellenza nella capacità organizzativa e strategica.

Una comunità di professionisti giovane, aperta e internazionale che si compone di oltre 400 persone tra architetti, ingegneri, designer, specialisti della comunicazione e del marketing, con un’età media di 35 anni e provenienti da 28 nazionalità diverse.

Lombardini22 prende il nome proprio dall’indirizzo della sua sede a sottolineare il legame con una tra le zone più caratteristiche della città, i Navigli, dove è forte la storia della Milano produttiva e operosa.

Una sede innovativa e moderna, uno spazio industriale rigenerato secondo i valori di trasparenza, autenticità, pulizia, candore. L’interno è ritmato dalle colonne, dalle diverse altezze, dai corpi illuminanti e dalle scrivanie: tutto bianco, aperto, dove la luce gioca un ruolo fondamentale.

Il Gruppo, guidato dal presidente Paolo Facchini e dall’amministratore delegato Franco Guidi, conta oggi sette soci e opera attraverso sette brand: L22, dedicato all’architettura e all’ingegneria; Degw, progettazione integrata di ambienti per il lavoro; Fud, specializzato in physical branding e communication design; Cap Dc, dedicato ai data center, Eclettico Design, per i progetti di luxury interior design per residenze e alberghi, Atmos, dedicato alla progettazione di spazi sensoriali e Tuned, rivolto all’applicazione delle neuroscienze in architettura.

Nel 2020 Lombardini 22 introduce una nuova figura in organico, si tratta del direttore generale a ricoprire questo ruolo chiama Juri Franzosi, già direttore Ance Varese. Ed è proprio con lui che abbiamo fatto una lunga chiacchierata per commentare attività, organizzazione, spirito e obiettivi di un’azienda, tutto sommato ancora giovane, ma che ha al suo attivo risultati davvero ragguardevoli e peculiari per il settore delle società di progetto in Italia.

Juri come si inserisce la figura di direttore generale in una società di progetto?

È la stessa domanda che mi fece una collega quando fui presentato ufficialmente in azienda nel 2020. E io risposi: in Lombardini22 il direttore generale deve prima di tutto ascoltare. Sono convinto che le posizioni di responsabilità all’interno delle organizzazioni siano innanzitutto figure di ascolto, conoscenza e comprensione delle dinamiche che si manifestano, per essere al servizio nel modo più corretto e fare in modo che le persone siano messe nelle migliori con dizioni per esprimere il proprio potenziale.

Inoltre, va detto che Lombardini22 è una spa, e non uno studio professionale, nemmeno una grande società di professionisti, ma una società che offre servizi a valore aggiunto per il mondo del real estate, svolgendo per i clienti una consulenza a 360 gradi, fino al termine del ciclo di vita del prodotto di architettura.

Arrivando in Lombardini sono stato sfidato proprio sul tema della managerialità di una società che è cresciuta tanto e che negli ultimi tre anni è raddoppiata in termini numerici, sia come persone sia come fatturati, e sono nate diverse specializzazioni interne.

In che modo la compagine dei soci, provenienti da competenze e mondi diversi ha caratterizzato la nascita e l’evoluzione della società di progetto?

Cominciamo con l’elencare i soci e le loro competenze ed avremo una risposta che connota l’amalgama e i caratteri specifici dell’azienda. Partiamo da Franco Guidi, amministratore delegato ed economista, con un passato in multinazionali e successivamente in una società di progetto milanese dalla quale provengono anche gli altri cinque soci.

Il presidente, Paolo Facchini, rappresenta il riferimento per le specializzazioni relative alla sicurezza e all’antincendio Elda Bianchi, Cfo, anche lei ha una formazione economica; Adolfo Suarez, architetto specializzato nel Retail. Poi ci sono i partner storici di Lombardini22: Marco Amosso, architetto, fondatore e direttore di L22 Urban & Building; Alessandro Adamo, che si aggiunge alla compagine successivamente, specializzato nel mondo Uffici con Degw.

La competenza economica, rara da trovare in una società di progetto, quale valore aggiunto ha determinato?

L’organizzazione aziendale. Franco Guidi proviene dall’industria e di conseguenza è sempre stato attento al processo di produzione ma è anche molto attento alla soddisfazione professionale delle risorse umane, che oggi sono 440: un centinaio di ingegneri, circa 250 architetti, seguiti da una serie di specializzazioni come lo staff di comunicazione, quello amministrativo, gestione del personale. Il vero vantaggio competitivo che però ha permesso a Lombardini di crescere così tanto è stata la scelta accurata delle persone nel corso degli anni.

Veniamo all’organizzazione per attività di progetto.

Siamo organizzati a matrice, abbiamo una serie di business unit Industry (retail, commerciale, hospitality, uffici, data center) e poi una serie di business unit che sono centri di competenza (Bim, nuove scienze applicate all’architettura, Esg, certificazioni, project and construction management, direzione lavori, sicurezza, antincendio).

Come si integrano? Da noi comanda il progetto, al quale destiniamo due figure di riferimento, un client leader e un project leader. Queste due figure decidono anche quali figure professionali interne scegliere per costruire lo staff di progetto. All’occorrenza, facciamo ricorso anche a competenze esterne e se, la situazione lo richiede, collaboriamo anche con  competitor. Progettiamo come Lombardini22 ma partecipiamo anche a raggruppamenti dando il nostro contributo dove serve.

Impatto ambientale e strategia energetica: qual è il vostro approccio?

Siamo molto attenti alle prestazioni dell’involucro e a quelle degli impianti con la finalità di integrarli a livello energetico. Abbiamo in corso un progetto molto interessante con la nostra divisione Esg per dare forma a una sorta di albo dei fornitori di materiali e tecnologie in riferimento alla loro impronta di carbonio, guardando al ciclo di vita della componentistica edilizia integrata in opera. In questa operazione ci sono di grande aiuto le alleanze interne fra le diverse specializzazioni.

E sul fronte della formazione?

Abbiamo un’academy interna organizzata per fornire anche i crediti formativi. Uno dei suoi punti di forza sono i docenti: i migliori professionisti di Lombardini22 che eccellono nei rispettivi campi. La formazione può così concentrarsi sulle esigenze reali che affrontiamo nei progetti e nella gestione del lavoro quotidiano.

Crescere, per Lombardini22, significa ricchezza semantica, ma anche generazione di spazio per le attese professionali ed economiche dei giovani che vi lavorano (età media 34 anni), per accompagnarli alla scoperta dei loro talenti, e coltivarli insieme, e alimentare il grande e multilingue “dizionario” interno della società: il circolo è virtuoso.

Trattiamo tematiche orizzontali come le soft skill, non più accessorie ma fondamentali, a quelle verticali, le hard skills, come l’uso dei software, lo studio delle normative più tecniche e l’applicazione delle nuove tecnologie per la progettazione. Competenze che ci servono nel lavoro quotidiano: non un esercizio accademico ma una complessità reale.

C’è poi il tema delle professionalità che vengono a mancare: per questo nel corso del 2024 partiremo con un corso Ifts di specializzazione post diploma per disegnatori meccanici, elettrici e i cost controller. Anziché aspettare che queste competenze arrivino dall’università, andiamo nelle scuole superiori a promuovere la specializzazione post diploma e il percorso successivo in azienda.

Quali sono state le tappe di crescita aziendale?

Nell’idea originaria potrei dire che c’era già tutto. Il motto di Lombardini22 era infatti Design Thinking, ovvero, un approccio all’innovazione che poggia le sue fondamenta sulla capacità di risolvere problemi complessi utilizzando una visione e una gestione creative. Un motto che configura un posizionamento di mercato che distingue l’azienda dal mondo delle archistar, che vuol dire mettere al centro della scena il cliente.

Gli step di crescita si possono suddividere in una crescita abbastanza regolare nei primi 12 anni di storia (2007-2018, da zero a 15 milioni di fatturato), con il 2020 siamo arrivati a 20 milioni e in questi ultimi tre anni siamo passati da 20 a 40 milioni. La nostra piattaforma, che integra tante specializzazioni diverse, ci ha consentito di compensare, anno per anno, le debolezze o i punti di forza dei vari mercati.

Infine, veniamo alla digitalizzazione. Che ruolo riveste nel percorso progettuale?

Non la applichiamo a tutti i costi. Il comparto fa ancora fatica a parlare il linguaggio digitale a causa di un gap generazionale e di formazione. Diversi anni fa abbiamo fatto una scelta molto netta: i nostri progettisti devono essere padroni del linguaggio digitale ma dobbiamo fare attenzione a non perdere il patrimonio di conoscenze che precede questa evoluzione, che si traduce in capacità progettuale.

  di Livia Randaccio

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