Davines Village, Parma: la sostenibilità?
È una bella impresa

Vista serale della serra. ©courtesy Davines

Un tempo erano chiamati mecenati illuminati. Sono, oggi, quegli imprenditori e dirigenti lungimiranti e coraggiosi, dotati della purtroppo ancora rara capacità di tradurre in fatti concreti l’essenza più profonda del significato di sostenibilità, intesa come unica forma di progresso eticamente accettabile. È il caso del Gruppo Davines, azienda specializzata in prodotti per i capelli e la pelle con i marchi di Davines e Comfort Zone, che ha inaugurato nel 2018 la prima parte della propria nuova sede alle porte di Parma, un edificio improntato alla sostenibilità energetica, che rispecchia appieno la  filosofia produttiva aziendale. I due brand, infatti, riflettono un riuscito connubio tra qualità e performances delle formulazioni, ottenuto con una scelta consapevole che predilige ingredienti certificati altamente innovativi e di origine naturale.

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Sopra, visione d’insieme del complesso. Foto: ©Max Zambelli
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Planimetria generale del Davines Village

 

Accanto al benessere in azienda, il Gruppo Davines ambisce però a un obiettivo più grande: massimizzare l’impatto positivo dell’azienda sul pianeta e su tutti i possibili interlocutori e/o stakeholder. Nel 2016 l’azienda ha ottenuto, infatti, la certificazione B Corporation (uno standard che richiede alle aziende di soddisfare standard di sostenibilità sociale e prestazioni ambientali), dopo essersi sottoposta a una valutazione circa il grado di performance sociale e ambientale in cinque ambiti: governance, persone, community, ambiente e clienti.

Il Gruppo Davines entra così a far parte di una rete di imprese impegnate a trasformare il traguardo ultimo della crescita economica: non più profitto fine a se stesso, ma strumento al servizio della società. Un incontro con il consigliere d’amministrazione ed ex-ad dell’azienda, in carica fino al 2021, Paolo Braguzzi, fra gli artefici del lavoro per l’ottenimento della certificazione B Corp, conferma che il Davines Village è stato progettato secondo gli standard del well-building, con un approccio di tipo bio-psico-architettonico.

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Vista del giardino d’inverno pubblico: l’uso dell’acqua sia per fattori estetici che climatici. Foto: ©Max Zambelli
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Schema sinottico del complesso

 

Come ogni storia, anche quella del concepimento del nuovo edificio è caratterizzata da coincidenze e scelte fatte al momento giusto. Dopo avere in passato esplorato progetti firmati da Herzog e DeMeuron e Shigeru Ban, è stato indetto un concorso d’idee: il progetto vincitore è firmato dallo studio Matteo Thun & Partners + Luca Colombo, gli interni sono stati realizzati da Molteni&C|Dada Contract Division su disegno della interior designer Monica Signani.

La capacità di interazione costruttiva tra le diverse figure professionali coinvolte simboleggia l’armonico equilibrio delle forme del progetto, un villaggio, una serra, una fabbrica. Forme rurali tradizionali e volumi innovativi si fondono intorno ad un giardino d’inverno e si estendono sino alla green-house collocata nel giardino scientifico. Il punto di partenza di questa avventura, spiega Braguzzi,  è stata la volontà di concretizzare quattro intenzioni: minimizzare l’impatto energetico del costruito, garantire una sostenibilità paesaggistica, fornire le migliori condizioni di comfort per le persone e realizzare una struttura dall’estetica affine a quella dei brands aziendali, minimale e al tempo stesso profondamente evocativa.

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Vista serale del giardino d’inverno. ©courtesy Davines

 

Il suo entusiasmo nel ripercorrere le diverse fasi del lavoro realizzativo fanno capire quanto la disponibilità al dialogo e al confronto di tutte le parti sia stato il plus del progetto, un edificio che spicca in un’area industriale piuttosto desolata e spoglia e che ne diventa, al contempo, elemento costruttivo e sfondo.

Realizzato su una superficie di 77 mila metri quadrati, il complesso ne copre circa 11 mila e include gli spazi dedicati a uffici, formazione, laboratorio di ricerca e sviluppo, stabilimento produttivo, magazzino e un giardino d’inverno centrale adibito a ristorante e spazio di co-working. L’area rimanente, pari a circa l’80% della superficie complessiva, progettata dallo studio di architettura paesaggistica Del Buono-Gazerwitz, è invece destinata a spazi verdi di diversa natura, in parte ancora in corso di realizzazione, fra cui un orto botanico all’interno del quale vengono coltivate alcune tra le specie vegetali presenti nelle formulazioni cosmetiche.

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Vista del giardino d’inverno pubblico.Foto: ©Max Zambelli

 

Inoltre, all’estremità nord, il complesso è delimitato da una fascia di alberi che diverrà parte integrante del Kilometro Verde, iniziativa promossa a partire da un’idea del presidente di Davines, Davide Bollati, una cintura green utile a combattere l’inquinamento causato dalla vicina Autostrada del Sole. Questo progetto è basato sugli studi del neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, uno dei 20 italiani che potrebbe cambiare la vita, secondo la definizione del quotidiano La Repubblica.

Entrando nell’edificio si ha una sensazione di accoglienza dovuta principalmente alla permeabilità del costruito, in cui l’elemento verde è onnipresente. Si respira un’aria pulita grazie a un sinergico funzionamento di strategie bioclimatiche integrate da un silenzioso sistema di ricambio aria. L’impatto energetico dell’intero complesso è minimizzato da un imponente impianto fotovoltaico, presente sia sulla parte direzionale sia su quella produttiva, da un sistema geotermico, che alimenta le pompe di calore, e da un impianto solare termico che assolve la produzione di acqua sanitaria.

Il tutto è regolato da un sistema Bens (Building and energy management system), che ottimizza gli apporti energetici delle singole fonti rinnovabili introdotte. Il complesso reinterpreta, in chiave contemporanea, gli archetipi delle abitazioni tradizionali delle zone rurali italiane.

Elemento distintivo è la grande struttura in vetro, che ospita il bar ed il ristorante aziendali, situata al centro del Davines Village: una serra spazio di co-working, a disposizione dei collaboratori, il cuore pulsante della vita all’interno dell’azienda. Lateralmente, e disposti su due piani, si trovano gli uffici, le aree dedicate alla formazione e i laboratori: ogni postazione di lavoro ha una vista sulle aree verdi circostanti o sulla corte interna. Gli spazi dedicati alla produzione sono ubicati nella parte retrostante collegata con l’edificio principale.

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Interno della serra. ©courtesy Davines
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Interno dell’area corsi per i parrucchieri. ©courtesy Davines
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Interno del ristorante aziendale. ©courtesy Davines
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Vista dei laboratori di ricerca. ©courtesy Davines

 

I materiali costruttivi sono cemento per le pareti delle parti dell’edificio a capanna (elementi prefabbricati in cemento autopulente), vetro e legno per gli infissi e gli arredi interni. Internamente il bianco è il colore predominante, unito al verde della vegetazione che, ad ogni scorcio, penetra nello spazio confinato.

Etica ed estetica, insomma, sono l’essenza di questo progetto, ne racchiudono tutto il profondo significato e lo rendono un virtuoso esempio di architettura coerente e consapevole.

di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini (da YouBuild n. 22)

 

LA SCHEDA

Cliente: Gruppo Davines
Progetto: Matteo Thun & Partners + Luca Colombo
Strutture: SCE project
Impresa edile: Colombo Costruzioni
Realizzazione: 2017 in corso
Info: www.matteothun.com
Fotografie:  ©Max Zambelli e courtesy Davines

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