L’architetto digitale: i sistemi di gestione parametrica

Modellazione parametrica di parallelepipedo con torsione di 30°, 60° e 90° (elab. A. Sdegno)

Tra le molte novità introdotte dalla tecnologia digitale nel campo dell’architettura bisogna annoverare i sistemi di gestione parametrica di una morfologia. A differenza della tradizionale staticità formale, un progetto spesso era pensato grazie e schemi geometrici relativamente semplici, dai quali si passava a una definizione di dettaglio che ne permettevano la costruibilità, nel caso di un’architettura prodotta con sistemi computazionali la configurazione non è univoca, ma può mutare in continuazione.

Vero è che da sempre il progetto nasce grazie a variazioni multiple di idee, che attraverso un lento procedere cercano di farsi strada verso la soluzione finale. La novità, però, sta nel fatto che mentre in passato il cambiamento richiedeva continui ridisegni delle singole parti, basti pensare alla stratificazione delle molte varianti presenti nei disegni di Carlo Scarpa, solo per fare un esempio, la tecnologia parametrica tiene conto delle modifiche e aggiorna in continuazione il database, in modo che i dettagli soddisfino il cambiamento che di volta in volta si propone.

In realtà già gli ordini architettonici, costruiti sul modulo del diametro del fusto della colonna, prevedevano tale possibilità. E non è un caso che Andrea Palladio abbia trasferito al corpo di fabbrica la modularità che aveva ben compreso nell’analisi della colonna. Le sue ville, tutte basate su di uno schema abbastanza rigoroso, composto da corpo centrale, barchesse laterali, timpano e ordini architettonici a indicarne l’ingresso, hanno un’articolazione degli spazi interni che, come bene ha compreso Rudolf Wittkower nel saggio sull’architettura del vicentino nel suo libro Principi architettonici nell’età dell’umanesimo (prima edizione 1949), ha costituito un caso esemplare di architettura parametrica ante litteram, basata appunto sulla variazione sintattica di elementi costanti.

Indubbiamente oggi le variazioni sono soprattutto formali, per cui il controllo geometrico di forme complesse può essere disposto grazie alla variazione numerica di alcuni fattori che regolano la geometria. Il caso dell’edificio per abitazioni Turning Torso, realizzato da Santiago Calatrava nel 2005 a Malmö, in Svezia, è abbastanza singolare perché prevede la torsione ricorsiva di una pianta per un’altezza di circa 190 metri. Tutti gli elementi, quali aperture, solai, sono inseriti nel processo parametrico di controllo generale, così da adattarsi alla rotazione complessiva del corpo di fabbrica.

Santiago-Calatrava-Turning-Torso
Santiago Calatrava, Turning Torso, Malmö, 2005

Una volta costruito uno schema regolare, pertanto, il progettista inserisce tutti i dettagli architettonici, così che, una volta generata la rotazione dell’intero oggetto, le parti si dimensionano automaticamente, adattandosi alla nuova conformazione. È interessante notare, inoltre, che le variazioni parametriche possono essere nidificate una all’interno dell’altra, vale a dire che posso generare infinite modifiche della forma nello spazio tali da essere realizzate tenendo conto della forma algoritmica originata in precedenza e che potrà essere ulteriormente variata da una successiva modifica. Per esempio, possono creare una torsione del mio volume e successivamente una rotazione, ed eventualmente una inclinazione, ottenendo quindi una geometria a crescente complessità morfologica. Resta inteso che è possibile in ogni istante disattivare alcune deformazioni, in modo da salvaguardare la cronologia dell’intervento formale e ripristinare sempre un particolare stato di avanzamento della mia deformazione.

Le tre torri del quartiere Citylife di Milano rappresentano molto bene questa operazione di trasformazione parametrica: mentre la torre Isozaki è a sviluppo lineare verso l’asse Z (modellazione digitale realizzata grazie a primitive grafiche a estrusione semplice), per il quale l’edificio è chiamato anche Il Dritto, la torre Hadid ha un avvitamento a torsione, simile al Turning Torso di Calatrava già visto, che gli ha fatto attribuire il nome Lo Storto (con l’uso di un twisting algorithm). Infine, vi è la Torre Libeskind, costruita a partire da una curvatura della forma, per la quale viene chiamata Il Curvo (ovvero costruita grazie ad una funzione di tipo bending). In tutti questi casi, l’impiego della metodologia di Building Information Modeling ha garantito proprio quel controllo dei singoli dettagli che ne ha permesso la costruibilità.

Non serve aggiungere che parallelamente alla variazione formale, il software integrato riesce a verificare anche la staticità dell’opera, il computo economico dei materiali e della lavorazione e tutte le analisi di ordine energetico che sono ormai un indispensabile strumento per il progettista che usa gli strumenti digitali. Infine, bisogna tener conto del fatto che, sebbene molti autori abbiano utilizzato i principi di quella che ora viene chiamata l’architettura parametrica, si pensi anche alle ricerche di Frei Otto, Luigi Moretti e Félix Candela, tra i momenti più significativi si deve sottolineare il recente contributo di Patrik Schumacher, per molti anni al fianco proprio di Zaha Hadid e che alla sua scomparsa ha assunto la direzione dello Studio Zha.

Nel suo testo, intitolato Parametricism as style – Parametricist Manifesto, presentato alla 11esima Biennale di Architettura di Venezia del 2008, è definito, anche dal punto di vista teorico, quella che l’autore considera la vera rivoluzione introdotta dalla tecnologia digitale nel campo della generazione morfologica dell’architettura, ulteriormente sviluppata nel successivo saggio apparso nel volume Parametricism 2.0, a cura dello stesso Schumacher (2016), in cui progetti di vari autori sono raccolti assieme a contributi teorici per dare maggiore risalto a questo innovativo metodo di progettazione.

di Alberto Sdegno,, Direttore del Master in Building Information Modeling presso l’Università di Udine (da YouBuild n.27)

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