Architettura: progettare è sempre più circolare

Temi e progetti di economia circolare. Illustrazione di Kevin Santus

Il progetto d’architettura è ormai indissolubilmente legato al tema della circolarità. Le indicazioni europee, la necessità di una transizione ecologica, la possibilità di accedere a progetti finanziati dal Pnrr o, ancora, gli Sdg dell’Onu legati all’ambiente costruito: tutto questo ci ricorda la centralità della circolarità nel campo dell’architettura.

Il tema della sostenibilità è ormai un campo così vasto da non poter più essere indicato come unico termine quando si parla di un progetto all’avanguardia rispetto il suo rapporto con l’ambiente, ma deve assumere delle specifiche: raccontare, in un qual modo, in che modo questa sostenibilità è perseguita. La circolarità, in tal senso, è uno dei metodi che possiamo utilizzare quando pensiamo al progetto sostenibile contemporaneo.

L’idea della circolarità, tuttavia, non nasce all’interno del bacino del progetto. Si basa su un concetto di matrice economica, che ha a che fare con l’utilizzo (e riutilizzo) delle risorse. In sintesi, l’economia circolare immagina un modello differente dal business as usual, fondato sul concetto lineare di take, make, dispose, dove invece è possibile instaurare una circolarità nell’uso delle risorse. E così diventa chiaro come il processo edilizio possa adottare queste strategie e farle proprie, in un’ottica in cui le risorse utilizzate nell’ambiente costruito diventano oggetto di ripensamento. Da qui i concetti di riuso, riciclo e riduzione (intesa come riduzione degli impatti e quindi degli sprechi e nell’uso delle risorse), entrano a pieno titolo come strategie generali e generative di un processo circolare nell’ambiente costruito.

Questo ripensamento del processo edilizio implica a livello trasversale l’implementazione di nuove linee direttive per il processo edilizio, comprendendo in questo l’intero ciclo di vita delle risorse utilizzate. Tuttavia, economia circolare per il progetto non significa solo avere un nuovo riferimento normativo o rispettare una percentuale di riciclato nei materiali che siamo soliti usare all’interno dei nostri cantieri. Riflettere su come incorporare nel progetto dello spazio costruito strategie di circolarità significa rivedere il modo in cui il progetto viene sviluppato, tornando ad una visione olistica dell’architettura, in cui conoscenza tecnica e compositiva, di necessità, vanno di pari passo.

economia-circolare
Lo schema raffigura i principali elementi riguardanti il tema della circolarità.
Illustrazione di Kevin Santus

Per quanto sembri una novità, la sperimentazione architettonica rispetto ai temi della circolarità è una realtà che si sta consolidando ormai da alcuni anni. Infatti, seppur stia ancora entrando nella pratica quotidiana, negli anni, alcuni tra i più celebri studi di architettura hanno iniziato a sperimentare processi di circolarità all’interno delle loro opere. Basti osservare gli ultimi architetti premiati con il prestigioso Premio Pritzker. Francis Kéré nel 2022, Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal nel 2021, Alejandro Aravena nel 2016, Wang Shu nel 2012 e altri ancora.  Per ognuno di loro, i progetti in cui i principi della circolarità sono applicati sono numerosi.

Risalendo la lista di nomi illustri, partiamo dal Ningbo Museum di Wang Shu (Amateur Architecture Studio), che fa del riuso dei materiali una poesia dello spazio, trasformando in arte il principio del riciclo, ritrovando in questa pratica una possibilità per legare il progetto d’architettura contemporaneo con la cultura locale e tradizionale. Qui i concetti della circolarità sono parte integrante del linguaggio del progetto, il quale trasforma la nuova forma e il suo aspetto in una memoria materica e storica.

Alejandro Aravena con il suo Elemental ha sviluppato l’idea di che cosa possa significare progettare l’adattabilità nel tempo di un edificio, aprendo allo sviluppo di saperi circolari anche tra gli abitanti di alcune delle aree più fragili di alcune città cilene. Qui il progetto lavora sulla riduzione dell’uso dei materiali e sulla costruzione di tessuti che possano essere incrementati di nuovi spazi per gli abitanti. La circolarità diventa quindi un ragionamento su varie scale, dal quartiere all’architettura, riflettendo sul tempo del progetto. I concetti astratti di adattabilità e riduzione degli impatti, diventano così soluzioni progettuali e tecniche eleganti, capaci di costruire un nuovo modo di fare architettura, lasciando spazio alle infiltrazioni del tempo e della società.

Osservando i progetti dello studio francese Lacaton & Vassal, è possibile ripercorrere una serie di progetti che, a partire dalla fine degli anni Ottanta, potremmo definire circolari. Lo studio, infatti, fa del riuso alla scala architettonica un manifesto del progetto, in cui rigenerare l’ambiente costruito, piuttosto che demolire per ricostruire, diventa un’azione carica di potenzialità e valori legati all’ambiente. Costruire su e con ciò che già c’è, riducendo la nostra impronta carbonica e aprendo a nuove sperimentazioni rispetto al tema della soglia e dei materiali del progetto.

Infine, ultimo premiato in ordine cronologico, l’architetto Francis Kéré che fa della circolarità una questione di necessità, rispetto all’esigenza di ridurre i materiali impiegati nel progetto di aree marginali e in cui è difficile reperire materiali. Inoltre, per Kéré, sviluppare processi circolari significa dare la possibilità di individuare processi virtuosi nel coinvolgimento delle comunità locali, in un’ottica di sostenibilità trasversale.

Accanto a queste grandi firme, che aiutano a comprendere le potenzialità della circolarità, un insieme di studi più piccoli sta sviluppando nuovi linguaggi associati alla circolarità, sperimentando nuove forme del progetto. Pertanto, comprendiamo come il concetto di progetto circolare sia un qualcosa di concreto, in cui i concetti astratti di riduci, riusa, ricicla si trasformano in azioni e strategie del progetto. Attenzione ai materiali, alla riduzione degli sprechi, nella ricerca di un nuovo processo progettuale in cui l’architettura non è un oggetto autonomo e immaginario ma tangibile e si costruisce tramite una coscienza pratica.

Parlare di architettura e circolarità ci deve allora far riflettere non tanto sulle nuove norme che restringono il campo del progetto, ma alle innumerevoli sfumature e opportunità che questa nuova forma di pensiero e modus operandi può produrre all’interno dell’ambiente costruito e dell’architettura.

di Kevin Santus, Politecnico di Milano (da YouBuild n. 27)

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