Flugt, il nuovo Museo danese dei rifugiati

Vista a volo d’uccello della soluzione d’angolo

I mesi che precedettero la presa di Berlino da parte dell’Armata Rossa, nella Seconda guerra mondiale, furono caratterizzati da violenze che colpirono anche migliaia di civili, costringendoli a lasciare tutto per una disperata fuga. Si stima che molti siano scappati in Danimarca che, fino a maggio 1945, era ancora sotto il dominio nazista. Di questi fuggitivi, in 35 mila si sarebbero rifugiati a Oksbøl, il più grande campo allestito in seguito alla guerra. Nei tre anni in cui rimase attivo, l’insediamento si trasformò in una cittadella, isolata verso l’esterno, ma pullulante di attività al suo interno, che permise ai profughi di sopravvivere nei primi mesi dopo la liberazione.

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Il campo rifugiati immortalato in fotografie storiche

Commissionato da Vardemuseerne, istituzione locale dedicata all’archeologia, alla disseminazione e alla raccolta di saperi storici inerenti al territorio, Flugt è il nuovo Museo danese dei rifugiati, inaugurato lo scorso giugno dalla regina Margrethe II. È stato progettato da Big, Bjarke Ingels Group, in stretta collaborazione con gli studi Ingeniør’ne e Tinker Imagineers, che si sono occupati rispettivamente delle parti ingegneristiche e dell’allestimento. Nei 1.600 metri quadrati di superficie espositiva, sono ricordate le storie, i drammi e le speranze dei rifugiati in terra danese.

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Progetto di allestimento in una delle due ali
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Vista esterna sul nuovo volume in rapporto all’edificio esistente

Attraverso una base documentale e artistica si innesca una riflessione più ampia sulle sfide umanitarie e universali che, oggi, riguardano un sempre più crescente flusso di popolazioni in fuga dai propri Paesi di appartenenza. Mantenere le due ali del vecchio ospedale giunte ai giorni nostri è stata, quindi, una scelta tanto simbolica quanto sostenibile, ascrivibile all’obiettivo di ridurre l’impronta ecologica delle fasi costruttive, attraverso il riciclo di risorse spaziali esistenti.

Per connettere i due volumi dell’ex ospedale, i progettisti hanno progettato una soluzione d’angolo che ridefinisce il rapporto tra la corte interna e il paesaggio circostante.

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Schemi di progetto

La forma a doppia falda dell’ampliamento riprende quella dell’edificio esistente, ma il percorso seguito da questa estrusione segue un andamento sinuoso, risultando in un volume curvilineo che amplia di 500 metri quadrati la superficie del museo. La parte convessa assume il ruolo di nuovo ingresso e, sporgendosi dai rettifili, denuncia la propria eccezionalità attraverso il trattamento materico, ermeticamente rivestito con acciaio corten, che lo pone in aperto contrasto con le tessiture di laterizio rosse.

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Il nuovo ingresso, in corrispondenza del volume curvo rivestito in acciao corten

La parte convessa risulta definita da una superficie vetrata continua, che dissolve la separazione tra interno ed esterno e illumina una area utilizzabile sia come lobby sia come esposizione temporanea. Un minuto specchio d’acqua, posto al centro del piccolo cortile circolare, enfatizza il gioco di riflessi e crea un nuovo paesaggio all’interno del vecchio campo.

 

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Lo spazio interno dell’ampliamento: ermetico nella parte convessa e trasparente nella parte concava.
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Il rapporto tra gli spazi esterni definiti dalle forme sinuose del nuovo ampliamento
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Dettaglio sul sistema di ancoraggio della vetrata. Il telaio risulta nascosto tra l’intradosso del manto di copertura in acciaio corten e le travi in legno
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Lo spazio interno dell’ampliamento: ermetico nella parte convessa e trasparente nella parte concava

All’interno dei due edifici esistenti la maggior parte delle mura interne sono state demolite a favore di spazi liberi e flessibili. Nell’ala nord, sono stati mantenuti e rinforzati tre setti, che identificano tre grandi sale espositive. Nell’ala sud, trovano posto una sala conferenze, spazi espositivi più contenuti, una caffetteria e locali di servizio, trattati con la stessa finitura a intonaco bianco.

All’interno di questi ambienti longilinei risalta il ritmo delle capriate lignee, tema che viene ripreso nella definizione dello spazio interno dell’ampliamento. Qui, infatti, il ritmo è generato da una fitta sequenza di listelli alternati a travetti che formano sottili portali, interrotti e sostenuti sul lato interno da una trave che garantisce la massima compenetrazione con l’esterno.

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Il gioco chiaroscurale determinato dalla tettonica dell’edificio
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Dettaglio sul rapporto tra vecchio e nuovo: in evidenza lo stacco

 

di Gerardo Semprebon, Politecnico di Milano (da YouBuild n. 25)

 

LA SCHEDA

Committente: Vardemuseerne
Luogo: Oksbøl, Danimarca
Progetto Architettonico: BIG -Bjarke Ingels, Ole Elkjær-Larsen, Finn Nørkjær- capoprogetto: Frederik Lyng; project architect: Frederik Skou Jensen con Ákos Márk Horváth, Anders Holden Deleuran, Andy Coward, Anne Søby Nielsen, Cheng-Huang Lin, Danyu Zeng, David Zahle, Eddie Chiu Fai Can, Gabrielé Ubareviciute, Hanne Halvorsen, Høgni Laksafoss, Laura Wätte, Katrine Juul, Kim Lauer, Lone Fenger Albrechtsen, Lukas Molter, Mads Primdahl Rokkjær, Marius Tromholt-Richter, Michael James Kepke, Muhammad Mansoor-Awais, Nanna Gyldholm Møller, Nikolaos Romanos Tsokas, Oliver Siekierka, Peter Mortensen, Richard Garth Howis, Sascha Leth Rasmussen, Sofiia Rokmaniko, Tore Banke, Thor Larsen-Lechuga, Tomas Karl Ramstrand, Toni Mateu, Tristan Robert Harvey
Paesaggio: BIG Landscape (Anne Katrine Sandstrøm, Barbora Hrmova, Giulia Frittoli, Jonathan Udemezue, Kristian Mousten, Ulla Hornsyld)
Collaboratori: Ingeniør’ne e Tinker Imagineers con BIG Ideas, Gade & Mortensen Akustik, HB Trapper
Area: 1600 mq
Info: www.big.dk
Foto di: Rasmus Hjortshøj

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