BIM: se progettate in 3D non dimenticate il 10D

Il Building Information Modeling sta modificando sostanzialmente il modo con cui il progettista si relaziona al processo integrale di costruzione di un’opera di edilizia. Non si tratta, infatti, come avveniva con le procedure tradizionali e ancora oggi in uso soprattutto per l’edilizia privata di medio-piccole dimensioni, di progettare un’opera, farla realizzare da un’impresa e quindi commercializzarla attraverso i normali canali. Ma poi, dopo alcuni anni, iniziare la fase di manutenzione delle parti deteriorate dal tempo e dall’usura, in modo da ripristinare materiali e funzionalità, ed eventualmente modificare quanto è necessario in funzione di nuove esigenze.

All’interno del processo Bim, invece, tutte le fasi sono sottoposte a continuo monitoraggio, in modo da gestire l’edificio in tutto il suo ciclo di vita. Il progettista e l’impresa, quindi, non sono responsabili della sola costruzione, ma sono coinvolti nel processo di controllo della stessa, a vari livelli, nel corso del tempo. Il controllo energetico, gli impianti, la struttura, le funzioni, ma anche piccoli interventi migliorativi, devono essere prioritariamente verificati sul modello digitale Bim prima di avviare anche la fase di riprogettazione. La logica del digital twin, vale a dire del clone digitale del manufatto esistente, fa sì che vi sia una preliminare verifica tecnica sul modello numerico, prima di qualsiasi intervento sull’opera.

BIM
Tag Cloud relativo ai riferimenti al BIM

Ecco perché il processo Bim richiede una certa circolarità di lavorazione, che permette di controllare in continuazione lo stato di salute dell’edificio. In realtà è come se sottoponessimo a continue revisioni il nostro oggetto, per cercare di ridurre al minimo le criticità che col tempo si presentano, spesso anche in assenza di verifiche parziali. Da quando viene ideato, quindi, il file 3D è disponibile a controlli da differenti operatori: in primis dai progettisti che definiscono forma e funzione del manufatto, in accordo con la committenza. Poi, dagli strutturisti, dagli impiantisti, eccetera, che possono intervenire sul file, anche a distanza, integrando informazioni e verificandone gli aspetti tecnici di competenza. Quindi, dall’impresa per verificare la fattibilità dell’opera e i computi che automaticamente sono generati dal database informativo associato al modello tridimensionale. Prima di procedere con la costruzione abbiamo la validazione dagli enti e uffici pubblici preposti (ai livelli richiesti dal progetto, come Comune e Regione).

bim
Definizione famiglie parametriche per le finestre del Teatro del Mondo di Aldo Rossi

Vari strumenti software di controllo sono utilizzati durante tutta la fase progettazione-costruzione, tra i quali vi sono il clash detection e il code checking indubbiamente tra i più interessanti, entrambi definiti dalla norma Uni 11337-5:2017. Mentre il primo consente la verifica delle interferenze geometriche tra oggetti che provengono da fasi diverse di lavorazione (come il controllo delle strutture e degli impianti), il secondo consiste nel verificare incoerenze a vari livelli: per esempio, che non vi siano errori progettuali, come una porta che non si riesca ad aprire a causa della presenza di un ostacolo, o che il numero di alzate e pedate di una scala non permetta la salita agevole della rampa. Oppure, che non sia rispettata una normativa nazionale o regionale specifica, la distanza tra due solai, o la dimensione di un servizio igienico.

Clash-detection
Clash detection applicata ad un sistema pilastro/ solaio per controllo interferenze (tesi di Master in BIM presso Università di Udine di Giovanni Rinaldi)
Clash-detection
Database informativo relativo alla Clash detection applicata ad un sistema pilastro/solaio per controllo interferenze (tesi di Master in BIM presso Università di Udine di Giovanni Rinaldi)

 

Entrambi i sistemi di esame, pertanto, permettono di ridurre al minimo, o addirittura eliminare del tutto, le varianti in corso d’opera, che rallentano la realizzazione dell’edificio e aumentano i costi di costruzione. Una sorta di correttore automatico è infatti inserito nei più diffusi software Bim, che monitora il lavoro di tutti coloro che intervengono sul file. L’altro aspetto molto interessante di tale attività di gruppo è che l’opera del singolo è perfettamente rintracciabile nell’intero processo di progettazione-costruzione-manutenzione, con criteri di attribuzione di responsabilità perfettamente individuabili a ogni fase.

Certo è che un progetto realizzato con tecniche di Building Information Modeling deve essere costruito senza sorprese in fase di costruzione. La realizzazione di un edificio, con il protocollo Bim, segue le procedure già da tempo utilizzate in molte grandi industrie. Si pensi alla produzione di veicoli, il cui risultato, in gran parte automatizzato, è verificato di continuo per evitare possibili problematicità si dovessero manifestare dopo la messa su strada. Il tagliando periodico con cui si garantisce la funzionalità dell’autoveicolo (attraverso la verifica dell’olio del motore, l’usura dei copertoni) può corrispondere perfettamente alla sesta dimensione del Bim (6D), quel facility management che permette di accertare le condizioni di salute e di sicurezza in cui si trova l’edificio.

Come abbiamo già scritto, questo livello viene considerato dopo le dimensioni 4D e 5D, rispettivamente il controllo dei tempi e dei costi, tralasciando i livelli base del 2D e del 3D che sono relativi al disegno e alla modellazione in senso proprio. Né bisogna tralasciare le altre dimensioni che nel tempo sono state individuate all’interno della operatività Bim: il 7D, ovvero la valutazione della sostenibilità energetica di un’opera, aspetto ormai di cui non si può non tenere conto, e ulteriori livelli, quali l’8D, relativo alla sicurezza del cantiere (Zero Accident), il 9D, relativo all’ottimizzazione del processo (Lean Construction, termine tra l’altro già in uso da tempo nell’industria automobilistica) e infine il 10D, ovvero l’Industrialized Construction, che si occupa di esaminare il livello di industrializzazione del processo produttivo.

 

di Alberto Sdegno, Università di Udine (da YouBuild n. 24)

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Cliccando su accetta, o continuando la navigazione, acconsenti all’uso dei cookie. Accetta Maggiori informazioni