Verso un’edilizia off-site, dove il cantiere è andato via col Bim

Che fare dei tanti capannoni vuoti che la crisi economica ha lasciato sul campo? Solo in Veneto una recente ricerca voluta da Confartigianato Imprese Veneto ne ha contati poco più di 10mila. Siamo un Paese che ha costruito tanto, troppo, e che fatica a reinventare ciò che è stato edificato. Ma alle volte le soluzioni che noi non vediamo, perché ancorati alle funzioni originarie di certi luoghi, possono arrivare dall’esterno, non da altri, ma dalla stessa evoluzione tecnologica che, oggi, sta producendo modificazioni rilevanti in molti processi produttivi, anche nel settore dell’edilizia e delle costruzioni. Innovare significa letteralmente «alterare l’ordine delle cose per farne di nuove», ovvero guardare in modo diverso ai prodotti, ai sistemi, alle azioni, ai processi. In edilizia l’innovazione oggi passa attraverso la trasformazione dei processi costruttivi in produttivi. La differenza potrebbe sembrare minima, ma in realtà nasconde un abisso, una faglia profonda, un solco rilevante che rappresenta una discontinuità nell’evoluzione del settore. E come tutte le discontinuità produce cambiamento, quello vero.

 

La casa a colpi di Bim

Questa discontinuità si chiama digitale e si tratta dell’applicazione di tecniche di gestione dei processi prima ancora che in tecniche costruttive o in materiali innovativi. Il Bim è il motore di questo cambiamento, ma prima ancora non è il fattore tecnico e tecnologico a governare il cambiamento, quanto la vera necessità di produrre innovazione che non sia solo legata alle nuove scoperte di materiali, prodotti e sistemi costruttivi innovativi, ma soprattutto nell’ottimizzazione dei processi al fine di velocizzare e migliorare le azioni di cantiere, riducendo tempi e costi di produzione. La vera innovazione non è nei prodotti, non solo, ma è soprattutto nella gestione dei processi, nella velocizzazione delle fasi di lavoro, al fine di ridurre i costi produttivi, soprattutto le ore/uomo, e i tempi di produzione, riducendo i tempi di cantiere e ottimizzando le fasi produttive, integrandole fin dalla progettazione. Nel caso degli interventi sul costruito, sull’edificato, nei processi di riqualificazione urbana ed edilizia, il tema risale ancora più indietro, prima ancora della progettazione, e inizia fin dalle fasi di rilievo e di individuazione delle soluzioni in grado di interagire con l’esistente e migliorarne la qualità, rinnovando al contempo i processi.

 

La riqualificazione, dal piccolo al grande

Il digitale entra pesantemente oggi nel cambiamento epocale del mercato in modo strutturale, perché, per esempio, nei processi di riqualificazione edilizia è dal digitale che si parte, con rilievi micrometrici dell’esistente. E, a partire da questi, lo studio tridimensionale delle soluzioni più adeguate per rinnovare il patrimonio edificato. Il Bim, ovvero la gestione digitale dei processi costruttivi, modifica l’approccio e offre soluzioni innovative perché la stretta correlazione tra rilievo dell’edificio, ideazione delle soluzioni, integrazioni con i prodotti industriali per le costruzioni e scelta dei sistemi, molti dei quali ormai prefabbricati e realizzati off-site, permettono un controllo molto più attento non solo del processo e una adeguata definizione degli elementi prestazionali delle scelte progettuali e realizzative, ma anche dei tempi di realizzazione e dei costi, eliminando errori e sfridi. Dunque consentendo di risparmiare. Il cantiere dunque si trasforma e nella nuova dimensione della produzione edilizia il cantiere non è più il luogo della produzione ma il luogo dell’assemblaggio. E questo avviene e può avvenire perché l’edilizia oggi si sposta dal cantiere in altri luoghi, l’edilizia diventa off-site e non più on-site. Produrre fuori dal cantiere significa costruire le soluzioni in altri luoghi per poi trasportarle in cantiere e assemblarle.

 

Vuoti a perdere?

Che cosa c’entrano i capannoni inutilizzati? C’entrano, e molto. I tanti luoghi che un tempo erano dedicati alla produzione industriale oggi possono diventare aree di produzione off-site per l’edilizia. Sono luoghi nei quali con adeguati impianti e macchinari si possono pre-produrre e assemblare, per esempio, pareti esterne prefabbricate e studiare tutte le connessioni tra i diversi elementi costruttivi, utilizzando e realizzando agganci e profili specifici in grado di risolvere una delle questioni più rilevanti dei processi di riqualificazione edilizia. E cioè il fatto che si possa intervenire riducendo non solo i tempi, e dunque i costi, ma soprattutto permettendo a chi abita, vive o lavora negli edifici da riqualificare, di continuare a utilizzare gli edifici stessi. L’edilizia off-site è la migliore risposta integrata a un percorso di necessaria evoluzione del settore, che nel nostro Paese deve in qualche modo ancora iniziare e del quale si discute da tempo, ma che trova immediata e pronta applicazione in altri Paesi, soprattutto nel Nord Europa. E, dunque, così come dalla Germania e dai Paesi scandinavi abbiamo imparato a costruire a energia quasi zero, anzi a costruire in modo passivo, riducendo i consumi energetici a zero e in alcuni casi a produrre edifici che producono più energia di quella che consumano, oggi l’innovazione alla quale dobbiamo ispirarci è quella dei modelli olandesi di rigenerazione edilizia off-site, dove tutto ciò che serve è prodotto in altri luoghi e montato direttamente sugli edifici esistenti, con riduzioni drastiche dei tempi di produzione e, soprattutto, con ottimizzazione dell’uso della forza lavoro e dunque dei costi complessivi di intervento.

 

Le frontiere del Bim

Una ricerca nel web con parole chiave come «off site building solutions» permette di vedere come e cosa si può produrre in questo settore, quali frontiere ci attendono e misurare anche la nostra distanza, una distanza tutta da colmare, tra chi già opera in questo modo con efficacia delle soluzioni ed efficienza del processo. Perché il cuore dell’edilizia off-site è nella gestione del processo. Per rendersene conto basta guardare il video del timelapse del cantiere pilota che si può trovare digitando su YouTube «Pilot Stroomversnelling Heerhugowaard». Il timelapse mostra come una riqualificazione di un intero caseggiato composto da più unità abitative, molto simili alle nostre villette a schiera, possa essere realizzata in dieci giorni e con sei addetti. Dieci giorni e sei uomini. Sembra impossibile, eppure il filmato visualizza un processo che è stato in tutti i suoi dettagli costruito off-site, dopo una fase di accurata progettazione e produzione, governata dal Bim e dove la fase iniziale di rilievo e di definizione micrometrica delle soluzioni è il primo punto dal quale partire.

 

Sopra, alcune fasi del Pilot Stroomversnelling Heerhugowaard, un intervento di riqualificazione di un intero caseggiato a Heerhugowaard, cittadina dell’Olanda settentrionale. Realizzato in soli 10 giorni e con l’impiego di 6 addetti

 

Modello ibrido

La produzione edilizia che usa il Bim sposta il processo dal cantiere alla fabbrica, assegna maggiore competenza al sistema architettonico e progettuale, riduce tempi e costi e ottimizza i risultati. È un modo ibrido di produrre, un modo che unisce edilizia e manifattura, progettazione e industria, digitale e artigianalità, realizzando a ritmi industriali prodotti che si potrebbero definire sartoriali, perché cuciti direttamente addosso agli edifici. Ma la doppia chiave interpretativa di questo cambiamento epocale non è solo nella rivoluzione del cantiere e della produzione edilizia, sia nel nuovo che soprattutto nella riqualificazione, piuttosto è nella possibilità di spostare la produzione in luoghi oggi inutilizzati e abbandonati. Dunque, realizzando al contempo una doppia soluzione. Ma se analizziamo a fondo l’edilizia off-site scopriamo che c’è una terza azione che si genera e produce valore, ovvero la nascita di nuovi sistemi di business e nuovi modelli di intervento, dove progettazione, produzione industriale, realizzazione e gestione si integrano strettamente tra loro. Il digitale è il motore di questo cambiamento. Alimentiamolo come si deve, studiando come in altri Paesi queste soluzioni siano oggi già ampiamente utilizzate. La conoscenza è il nostro vero motore. Alimentiamola.

 

(Federico Della Puppa)

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