Prevenzione incendi: sistemi di protezione attiva e passiva

Prevenire è meglio che curare. Siamo cresciuti all’ombra di questa massima dei nostri nonni e giornalmente la applichiamo, a volte inconsciamente, anche nella nostra attività lavorativa. I progetti si formano e sviluppano nello sforzo di ricercare la massima adattabilità o reversibilità per evitare al nostro cliente costi eccessivi per adeguare l’involucro edilizio alle crescenti esigenze della società in cui viviamo. Il rigore con cui portiamo avanti questo diktat, la stella polare che indica il giusto approccio progettuale, deve essere applicato trasversalmente in tutte le branche dell’attività professionale. Questo però come si riflette nel campo della prevenzione incendi?

La pietra d’angolo della prevenzione incendi è sempre la protezione della vita umana. Questo obiettivo è perseguito mediante un insieme di misure di prevenzione in primis (da qui, appunto, il termine prevenzione incendi) e protezione poi. Se è vero, come è assodato e certo, che il rischio zero non esiste, tanto la normativa esistente quanto il buon senso e le capacità del singolo tecnico antincendio devono considerare anche gli effetti che un incendio potrebbe avere certamente nei confronti dell’uomo, ma anche verso l’immobile.

certificazioni

L’obiettivo prioritario della protezione della vita umana non può essere infatti un pretesto per disinteressarsi dell’involucro edilizio. È ammissibile che un incendio possa radere al suolo il Colosseo, la Mole Antonelliana, il Teatro Regio di Milano o la Reggia di Caserta? È ovvio che la risposta sia no. Fortunatamente il legislatore, anche se in tempi troppo recenti, ci giunge in aiuto con un’ampia rosa di decreti ministeriali altamente specifici per le singole attività.

La normativa, però, da sola non offre tutti gli strumenti utili alla corretta realizzazione di un progetto di adeguamento antincendio. Si rivela fondamentale l’utilità dei sistemi di protezione dall’incendio, che consentono di riuscire a contenere e perfino annullare gli effetti dello stesso. Possiamo, per semplicità, identificare due macrocategorie: protezione attiva e passiva.

La prima comprende tutti i sistemi e gli impianti che intraprendono azioni dirette, in modo automatico o su apposita sollecitazione umana. In questa categoria si annoverano principalmente sistemi di tipo impiantistico: reti di idranti o naspi, sistemi sprinkler e impianti di soppressione a gas per citare solo i più diffusi. Sono sicuramente i più efficienti, ma presentano una maggiore difficoltà progettuale, realizzativa e comportano anche un maggior impegno economico.

antincendio

I sistemi di protezione passiva al fuoco, invece, sono quei prodotti che, senza bisogno di alcuna azione diretta o indiretta dell’uomo, sono in grado di contenere un eventuale incendio e/o le sue conseguenze. Si tratta principalmente di elementi da costruzione (mattoni, pannelli isolanti, cartongessi speciali, silicati), prodotti (schiume sigillanti, collari per tubazioni, sacchetti termo-espandenti, vernici intumescenti per elementi strutturali) e sistemi di chiusura (porte tagliafuoco, serrande per condotte, tendaggi termici).

porta-tagliafuoco

Balza subito all’occhio come il compito principalmente deputato a questi sistemi sia il contenimento dell’incendio, sia spaziale sia temporale, tanto per garantire un deflusso sicuro degli occupanti prima che l’incendio si sviluppi tanto da pregiudicarne la sicurezza, quanto per assicurare la massima probabilità di sopravvivenza all’edificio in oggetto.

Negli ultimi anni e a causa anche ai noti fatti di cronaca, l’attenzione si è rivolta in modo particolare ai materiali, siano essi isolanti o da costruzione. Da qui si è verificato, come sempre accade in quanto reazione fisiologica ai grandi eventi di interesse mediatico, il proliferare di circolari, norme di prodotto, certificazioni e omologazioni a cui i produttori nazionali e non sono stati obbligati ad allineare la loro filiera produttiva per arrivare a garantire prestazioni specifiche nei confronti del fuoco, come una ridotta produzione di fumi tossici o un contenuto gocciolamento in caso di fusione.

antincendio

Passando alla pratica odierna, per esempio concreto, l’uso ormai consolidato e generalizzato di sistemi di facciate ventilate e/o di cappotti isolanti obbliga un solerte professionista a controllare sempre che i materiali previsti siano provvisti di adeguate caratteristiche di reazione al fuoco e presentino un basso grado di infiammabilità, meglio ancora se incombustibili. I materiali attualmente in commercio, per poter essere venduti sul territorio nazionale e impiegati in ambito antincendio, devono essere testati da laboratori di prova autorizzati dal ministero dell’Interno e provvisti di rapporto che, oltre a indicare chiaramente la loro classe secondo la codifica europea, deve specificare le modalità di esecuzione della prova effettuata nel forno di test.

Per essere tranquillo il professionista antincendio dovrà non solo sempre porre attenzione a impiegare il materiale esattamente secondo le specifiche indicate dal suo produttore, ma anche in accordo al relativo certificato e se ciò non avviene il prodotto sarà sempre e comunque sbagliato, a prescindere da buona fede e perizia.

di Federico Belardo, Politecnico di Milano (da YouBuild n. 27)

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Cliccando su accetta, o continuando la navigazione, acconsenti all’uso dei cookie. Accetta Maggiori informazioni