San Teonisto, Treviso: quel restauro è un miracolo

Veduta verso l’abside dalle due tribune aperte e con il parterre allestito

Nel 2018 alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, si teneva il convegno intitolato Dio non abita più qui? Dismissione di luoghi di culto e gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici. Un’importante occasione promossa dalla Cei di confronto e analisi sul grande tema degli edifici di culto della Chiesa Cattolica che, dismessi, possono e devono trovare un proprio futuro utilizzo.

Il tema del progressivo abbandono di diverse chiese come luoghi di culto e il loro potenziale riuso come importanti luoghi di comunità era già, forse in maniera non altrettanto consapevole, anche nelle idee di Luciano Benetton, che tramite l’omonima fondazione ha voluto acquistare e dare nuova vita alla chiesa di San Teonisto a Treviso, immobile di proprietà comunale, che ha avuto il via libera alla definitiva alienazione nel 2010, con il vincolo di diventare uno spazio di interesse collettivo e culturale.

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L’eleganza classica del portale d’ingresso a San Teonisto su Via San Niccolò a Treviso

Il restauro dell’edificio è iniziato con un complesso progetto avviato alla fine del 2014 e terminato nel 2017, affidato alla cura dell’architetto Tobia Scarpa in continuità con la proficua collaborazione in essere con il Gruppo Benetton. Il risultato restituisce un’architettura rinnovata nella funzione, ma ancora capace di mostrare i segni del suo passato di luogo di culto.

La chiesa deve il suo nome a San Teonisto, il cui corpo, secondo la tradizione, sarebbe stato trasferito a Treviso dagli abitanti di Altino dopo che la loro città fu distrutta da Attila nel 452. Oltre alle spoglie del santo, la chiesa ha custodito nel corso dei secoli numerose tele di artisti seicenteschi, tra cui il celebre dipinto Le Nozze di Cana del Veronese, molte delle quali furono però trafugate nel 1810 con l’arrivo di Napoleone. Gravemente danneggiata dai bombardamentidel 1944 e  spogliata dei suoi arredi, la chiesa è stata poi sconsacrata e per lungo tempo utilizzata dal Comune di Treviso per diversi scopi.

Il restauro ha avuto come obiettivo primario il rispetto e la valorizzazione dello spazio architettonico esistente nella sua ampiezza e sacralità. Una soluzione alle nuove esigenze funzionali e di flessibilità è stata così trovata realizzando due tribune a scomparsa che, una volta sollevate, trasformano l’aula della chiesa in una sala concerti e auditorium con una capienza di 300 persone, dando possibilità di avere una unica stanza totalmente sgombera da impedimenti visivi.

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Veduta controcampo verso l’uscita dalla chiesa, dove spiccano i dettagli architettonici di Tobia Scarpa

Il vano di alloggiamento delle tribune a scomparsa è stato ricavato in parte grazie alla posa di un nuovo pavimento sopraelevato, più alto di 40 centimetri rispetto all’esistente e in parte grazie a un accurato lavoro di scavo, condotto in collaborazione con la Soprintendenza e che ha portato alla luce importanti reperti, tra cui resti di sepolture e porzioni di pavimentazioni in mosaico di epoca romana.

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Veduta dell’aula dall’abside, con le tribune retrattili chiuse

È stato poi ricostruito il soffitto, la cui sagoma ricalca l’impianto originario di quello crollato durante la Seconda guerra mondiale, utilizzando come dima alcune semicentine perimetrali superstiti. Questo è svincolato strutturalmente dalle capriate lignee della copertura e sostenuto da una nuova maglia di travetti in acciaio, che appoggiano direttamente sulle murature. Nell’intercapedine che si crea tra il soffitto e le capriate sono alloggiati gli impianti. In questo modo, adeguamenti strutturali e impiantistici non hanno alcun impatto visivo sul manufatto a tal punto che, per evitare una totale mimesi tra esistente e ricostruito, l’architetto Scarpa è intervenuto con un espediente di inusuale eleganza, inserendo una sottile fessura che marca lo stacco tra la parte ricostruita e quella originaria, accentuata anche da una differenza cromatica.

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Sezione longitudinale con le tribune retrattili aperte
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Sezione trasversale

Così come sono eleganti e tipicamente afferenti al lessico formale di Tobia Scarpa tutti i pochi e dosati dettagli dell’intero progetto: i quattro lampadari in vetro soffiato della sala, le sedute delle tribune e del parterre e la nuova scala in ferro e legno dell’ex sagrestia.

I lacerti pittorici originali presenti sulle pareti, appartenenti al ciclo del pittore settecentesco Guarana, che affrescavano il soffitto, sono stati interamente restaurati, così come tutte le altre opere pittoriche presenti, oggetto di un importante studio per il loro ricollocamento in situ. Tale ricollocamento ha avuto poi alcune evoluzioni, tra cui la più recente è coincisa con la riapertura della sala lo scorso febbraio.

Chiusa per un breve periodo, per permettere piccoli ulteriori lavori di consolidamento, la chiesa è stata riaperta presentando un riallestimento delle opere interne, alle quali è affiancata l’importante acquisizione di tele contemporanee. Si tratta di tre opere site-specific (La veduta di Treviso, L’abbraccio, L’albero) di Safet Zec, artista contemporaneo bosniaco il cui inserimento nel contesto della chiesa di San Teonisto porta l’ultimo accento in un dialogo tra esistente e contemporaneo che dal contenitore si trasporta anche nel contenuto.

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Dettaglio
sulle sedute progettate da Tobia Scarpa. Sullo sfondo l’opera L’abbraccio di Safet Zec

di Riccardo Maria Balzarotti, Politecnico di Milano (da YouBuild n. 27)

 

LA SCHEDA
Cliente: Fondazione Benetton Studi Ricerche
Luogo: Treviso
Progetto: Tobia Scarpa
Collaboratori: Fabrizio Amoroso, Ilaria Cavallari, Alberto Vendrame
Anno: 2014-2017 (restauro) 2023 (riapertura)
Fotografie: Nicoletta Boraso

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