A Frisa (Abruzzo) lo studio Arcari Cimini ridisegna il cimitero integrandolo al paesaggio

L’architettura è una disciplina che ha il raro privilegio di poter intervenire in tutte le fasi dell’esistenza di un essere umano. E quando si affronta il tema degli spazi è innegabile che ci si debba confrontare non solo con la risoluzione di problematiche tecniche e normative, ma anche con la gestione degli inevitabili risvolti emotivi, non solo collettivi, ma anche personali. L’elaborazione del lutto implica un personale approccio allo spazio dedicato alla memoria dei nostri cari, diverso per ognuno di noi.

Ci troviamo in Abruzzo, precisamente a Frisa, piccolo centro della Provincia di Chieti. Lo studio Arcari Cimini Architettura è stato incaricato di progettare l’ampliamento del cimitero del capoluogo. Si tratta di un complesso posto a nord dell’abitato, in una posizione defilata, ma che gode di un punto di osservazione privilegiato. Percorrendo l’unica strada che, dal nucleo del centro storico, porta al complesso, si ha la possibilità di allagare lo sguardo e di farlo scivolare sui morbidi declivi. Nei giorni tersi, accarezzando con gli occhi i vigneti e gli uliveti presenti in tutto il circondario, si scorge il mare.

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Sezione ambientale ad acquerello

L’impianto del cimitero esistente è un classico recinto con cortina di sepolture, poste in struttura, presenti su tutto il perimetro. Pertanto, nella visione degli esterni, si percepisce un limite chiuso e impenetrabile, con un impianto costruttivo che si disinteressa del contesto. I campi di inumazione sono stati progressivamente intasati dalle tombe ipogee e dalle cappelle familiari isolate, fino a rendere necessario un primo ampliamento impostato secondo la stessa logica.

I progettisti di questa ulteriore estensione che si trova in aderenza alla parte più nuova del complesso, realizzata negli anni Ottanta, non si sono adagiati su questo schema, ma hanno avviato una riflessione sui luoghi. L’occasione di rendere il paesaggio un elemento notevole, utile per arricchire il progetto, è sembrato troppo allettante.

Arcari e Cimini hanno previsto quindi di aprire il recinto e allineare le sepolture seguendo i lati lunghi del lotto. Le hanno raggruppate in due stecche parallele con orientamento sulla direttrice sud-est nord-ovest. Sul lato strada sono state collocate una parete a verde e un sistema di rampe, che permette il collegamento con il resto del cimitero. L’altro lato corto è stato tenuto spalancato verso l’Adriatico.

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Pianta dell’ampliamento
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Sezioni trasversali

È stato individuato un limite, ma questo risulta solo accennato e non interferisce in alcun modo con la visione del panorama. È segnato sul terreno, in modo discreto, con una serie di gradoni, che seguendo il declivio naturale sono utilizzabili come sedute. I visitatori possono sostare e compensare il senso di vuoto con la possibilità di immergersi nella pienezza del paesaggio. La loro sosta è sorvegliata dalla presenza di croce metallica dalle forme essenziali. Una composizione molto asciutta in cui i volumi e la croce si stagliano netti sull’orizzonte.

Il primo elemento costruito, posto in aderenza al cimitero esistente, è composto da sepolture schierate su cinque livelli in cui si trovano, alternate, tombe familiari e loculi dal caricamento frontale. Il sistema è distribuito e protetto da un portico che si apre ed estroflette verso la fascia centrale, creando degli scorci e delle microcorti.

Il secondo volume si trova distanziato a 7 metri e mezzo ed è privo del portico: risulta composto da soli loculi distribuiti a pettine da un percorso pavimentato in calcestruzzo. Il vuoto fra le due stecche costruite è trattato a giardino di piante aromatiche, arricchendo ulteriormente l’esperienza della visita con un ricordo olfattivo sicuramente piacevole. Al centro di questo spazio si trova un ulivo secolare.

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Vista patio esterno verso sud
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Vista patio esterno verso nord

Non ci troviamo di fronte a un progetto radicale, come potrebbe essere quello di Arnaldo Pomodoro per il cimitero di Urbino, una proposta purtroppo rimasta sulla carta. Ma si può intuire, in trasparenza, lo stesso approccio che restituisce l’immagine potente di una collina aperta da un grande solco tracciato dalla mano dell’uomo che, progressivamente, sfuma in un elemento naturale.

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Facciata sud

 

Anche qui le parti costruite risultano potentemente scultoree, come nell’ideazione del grande artista Romagnolo, con volumi spigolosi enfatizzati da un forte chiaroscuro. Le due stecche sembrano emergere dalle bancate di una cava abbandonata, molto simili a concrezioni minerali sulle quali la vegetazione sta riprendendo il sopravvento. Per dare sostanza a questa composizione i progettisti hanno scelto di utilizzare pochi materiali. Il calcestruzzo, per tutte le parti strutturali e per le pavimentazioni, il laterizio alternato all’intonaco, per i rivestimenti esterni, e il granito chiaro, per i sigilli delle sepolture.

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Vista interna patio triangolare
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Vista cappella

 

La planimetria, organizzata per fasce allungate, risulta molto bilanciata e leggibile. I prospetti sono ben composti e la scelta di un laterizio biondo si addice alla nuance di colori della collina abruzzese. Nella complessiva sobrietà dell’intervento appare evidente la volontà dei progettisti di fuggire dalla tentazione di ricercare un effetto monumentale, mettendo in pratica una dimensione più domestica e accogliente. Ma è l’elemento naturale, che pervade l’intera composizione, il fattore determinante che trasforma radicalmente una “città dei morti” in un luogo sereno dove è più semplice far coesistere vita e memoria.

di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini (da YouBuild n. 24)

 

LA SCHEDA
Cliente: Comune di Frisa (Chieti)
Progetto: Arcari Cimini Architettura (architetto progettista: Remo Cimini, concept design: Andrea Jasci Cimini)
Strutture: Alfredo Zulli e Remo Cimini
Impresa: EdilGenerali Chieti
Realizzazione: Progetto 2010-12 –
Cantiere 2019-20
Premi: Vincitore BigSEE Architecture Award 2021; BEST PROJECT 2021 Archilovers
Info: www.arcariciminiarchitettura.com
Fotografie di: Beatriz Arcari

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