Architetture nel mondo: quattro progetti da Israele
alle Marche

Quattro progetti di nuove architetture nel mondo selezionati dalla redazione di YouBuild: da Israele alla Costa Azzurra, dalla Cina alle Marche.

Marmo italiano in Israele nel santuario Abdu’l-Bahá

Un imponente santuario vicino Akka supera il tradizionale concetto di lavorazione della materia litica

Sedici giganteschi petali in marmo Bianco Carrara, ciascuno lungo 24 metri (10 di larghezza e 5 di altezza), sono l’anima del nuovo santuario dedicato ad ‘Abdu’l-Bahá, figura centrale della fede bah’, ad Akka, in Israele. Un’opera di elevata complessità, progettata dall’architetto iraniano-canadese Hossein Amanat, famoso per i suoi progetti degli edifici dell’Arco Bahai sul Monte Carmelo ad Haifa (Israele) e della Torre Azadi, uno dei simboli di Teheran (Iran). La corolla di petali, sorretti da 11 pilastri alti 11 metri, andrà a sovrastare il corpo centrale dell’edificio, dal diametro di 55 metri, per un totale di 700 metri cubi di marmo lavorato.

santuario-Abdul-Baha-israele

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Il tempio è stato concepito come un enorme giardino sospeso su una struttura a cupola. Il giardino circolare, di 166 metri di diametro e 14 metri di altezza, si trova all’interno di un giardino più grande (200x 200 metri). Al centro si trova l’edificio metri). Al centro si trova l’edificio del santuario, circondato da uno spazio preparatorio esterno, protetto da una travatura innervata complessa in cemento armato che crea una volta a cupola rivestita, come tutte le altre componenti parietali del santuario, in marmo Bianco Carrara.

Dal santuario centrale, si sviluppano a raggiera una serie di percorsi che conducono al giardino, creando un particolare motivo che si ispira alla tradizionale architettura persiana. Grazie alla sua capacità produttiva, progettuale e di assistenza tecnica, l’azienda vicentina Margraf, specializzata nell’estrazione e lavorazione del marmo, è stata selezionata come principale partner nella realizzazione dell’opera.

Il rivestimento in marmo presenta uno spessore di 6 centimetri, con un sistema di ancoraggio meccanico progettato su misura per tenere in sicurezza i pezzi di grandi dimensioni. Le pareti verticali del santuario sono rivestite da elementi in marmo da 2,1 x 2,1 metri, tagliati come se fossero la piega di un panno, creando una delicata torsione dal basso verso l’alto: una vera e propria sfida, resa possibile grazie a macchine da taglio di ultima generazione, capaci di elaborare i modelli 3D inviati direttamente dall’architetto.

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Per creare il motivo del soffitto, cinque aperture a forma di diamante sono ripetute, radialmente sedici volte. Tre file di aperture sono coperte da lucernari, mentre le due file più grandi, esterne, sono aperte al cielo. Le aperture a forma di V sono rastremate per consentire la massima luce naturale all’interno dello spazio sottostante. Per installare questi pezzi di marmo sopraelevati, Margraf ha sviluppato un esclusivo sistema di assemblaggio e di montaggio e seguirà tutte le fasi di posa in cantiere.

LA SCHEDA

Luogo: Akka, Israele
Progetto: Arch. Hossein Amanat
Quantità e tipologia di marmo Margraf fornito: 700 metri cubi di Bianco Carrara

Costa Azzurra: Villa Lea, la casa sulla roccia

Una villa in Costa Azzurra gioca sul contrasto tra naturale e artificiale nello splendido panorama della riviera

Gli architetti Massimo e Marco Donizelli dell’omonimo studio milanese firmano un progetto residenziale che gioca sul contrasto tra naturale e artificiale, nella rigogliosa vegetazione che fronteggia le insenature della Costa Azzurra, in prossimità di Monte Carlo.

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Adagiata su un parco di 4.500 metri quadri, Villa Lea è plasmata a partire da una parete rocciosa preesistente. Lo sperone di puddinga avvolge l’edificio dall’alto verso il basso ed è utilizzato come un basamento grezzo corrispondente a una porzione del piano terreno, sul quale poggiano il primo e il secondo livello. Ne risulta una particolare dicotomia tra il profilo casuale, non lavorato della roccia, e la geometria del volume costruito, con le linee marcate dei terrazzamenti, gli spigoli netti, i parapetti trasparenti in vetro, i colori puri dell’involucro e i listelli metallici dei brise-soleil.

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Ad accogliere l’ingresso dalla strada c’è un grande tetto-terrazzo che definisce la sommità di Villa Lea. Tramite un ascensore panoramico o attraverso una scala esterna, che segue la sagoma della casa, si raggiunge il primo piano con la zona giorno, che ospita una sala da biliardo, una cantina vini, un patio con giardino zen in miniatura, un living di 150 metri quadri, una stanza per la preparazione professionale dei cibi e una grande cucina. L’isola centrale è caratterizzata da elementi posti su differenti piani e incastrati tra loro, come il blocco in marmo che si innesta sul volume chiaro con piano di lavoro a sbalzo, realizzato in pietra sinterizzata Lapitec, nella nuance Bianco Polare e finitura Satin.

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Lo spazio living e cucina è separato dalla terrazza da vetrate a tutta altezza incorniciate da sottili serramenti. Se aperte, danno origine a uno spazio fluido e facilmente fruibile, completamente orientato a garantire il rapporto visivo con l’orizzonte. Un concept che prosegue allo stesso modo al livello superiore, dedicato alla zona notte, dove si trovano la suite padronale, due bagni, due cabine armadio separate e uno studio privato.

 

Al livello 0, parzialmente interrato, sono invece ricavate due camere con bagno dedicate agli ospiti, la sala cinema, la spa completa di idromassaggio, hammam e doccia emozionale, una palestra, un locale pilates e una pool house con cucina e living, direttamente affacciata sulla grande piscina esterna a sfioro, con postazioni idromassaggio. La vasca è circondata dalla ricca vegetazione del giardino, da numerosi angoli conversazione, relax o dining outdoor ed è costellata, sul perimetro, da piccoli spot incassati nella pavimentazione.

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L’illuminazione è prevista anche al suo interno, grazie a corpi illuminanti con cromoterapia funzionanti durante le ore serali e notturne, che ne enfatizzano i rivestimenti di colore scuro, a contrasto con la pavimentazione circostante, di colore beige. Le superfici della piscina sono in Lapitec nella nuance Terra Ebano e finitura Vesuvio: l’alta lavorabilità, la riduzione della tensione e il formato XXL (fino a 1500×3365 mm) hanno consentito di ridurre al minimo i segni di giunzione e realizzare gradinate curvilinee ed elementi a taglio 45 gradi.

LA SCHEDA

Villa Lea
Località: Francia
Progetto generale: Massimo Donizelli – Studiodonizelli
Impresa generale: Technart
Lighting design: Massimo Donizelli – Erich Kroemberg
Landscape design: Francesca Benza
Progettazione piscina: Agnesani Piscine
Photo credit: Andrea Martiradonna – www.martiradonna.it
Lapitec Info
Cucina: Bianco Polare, finitura Satin, 12mm
Rivestimento piscina, scale e bordo piscina: Terra Ebano, Vesuvio, 12 e 20mm

 

Cina: la cultura scende in campo al Panlong Tiandi Cultural and Arts Centre

Il progetto di un nuovo museo, nel distretto di Panlong a Shanghai, sposa design avveniristico con gli elementi della tradizione cinese

ZHU-XiaofengL’architetto Zhu Xiaofeng dello studio di architettura Scenic Architecture firma il Panlong Tiandi Cultural and Arts Centre di Shanghai. L’edificio, destinato a museo d’arte, ha un design avveniristico e avvolgente, allo stesso tempo contemporaneo e tradizionale. Il museo è situato nel distretto di Panlong, antico villaggio dedito alla coltivazione del riso, completamente distrutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, divenuto oggi un’area di grande interesse per la trasformazione della città.

Situato in una zona strategica per la mobilità di Shanghai, il distretto di Panlong si colloca infatti lungo la linea 17 della metropolitana, a solo una fermata del nuovo National Exhibition and Convention Centre e a due fermate dalla stazione ferroviaria di Hongqiao e dall’aeroporto.

L’obiettivo della società immobiliare Shui On Group, proprietaria dell’area, è quello di realizzare unità residenziali e centri commerciali, riproponendo anche elementi tradizionali della vecchia città d’acqua, reinterpretati in chiave moderna. Tutto il quartiere è pensato come se fosse un viaggio attraverso una rivisitazione della tradizione cinese: nuovi edifici si amalgamano con i campi di riso, antiche abitazioni ristrutturate si sposano con avveniristiche passerelle e con spazi aperti, in una fusione tra natura e materia.

Il progetto di riqualificazione e rigenerazione del quartiere prevede dunque una parte centrale in cui coesisteranno edifici storici ristrutturati ed edifici nuovi costruiti in stile tradizionale-moderno, destinati a negozi, ristoranti e bar. Attorno a questo nucleo centrale ci sarà poi un anello formato da parchi e zone verdi, dedicate ad attività ricreative e aree destinate alla coltivazione. Infine, a circondare il tutto, la parte residenziale caratterizzata da case e appartamenti di lusso.

In tutto questo progetto rientra anche il Panlong Tiandi Cultural and Arts Centre, che sarà situato nella zona del parco, proprio all’ingresso est della città. L’edificio avrà una zona dedicata alle esposizioni e mostre, temporanee e permanenti, e un’altra dedicata alla caffetteria per i visitatori. L’ingresso ovest ingloberà una piazza all’aperto e una serie di campi coltivati, che produrranno realmente riso. Quando i visitatori entreranno nel museo passeranno sopra i campi attraverso una passerella sopraelevata, caratteristica distintiva dei giardini cinesi. Un richiamo all’antico villaggio e alla tradizione fatta di campi di riso, corsi d’acqua e spazi verdi.

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Un altro richiamo alla tradizione è la copertura dell’edificio, realizzato in laminato in zinco-titanio zintek. «Mentre stavamo lavorando all’ideazione del progetto di Panlong, non volevamo usare delle tegole tradizionali perché volevamo che il materiale fosse durevole, abbiamo quindi pensato che Zintek fosse una buona scelta», spiega l’architetto Zhu Xiaofeng. Una scelta su cui ha influito anche la colorazione e la trama molto precisa e riconoscibile del prodotto. «Avevo ben chiaro in mente il colore che volevo: una specifica tonalità tra il blu e il verde, che in cinese chiamiamo Qīng», aggiunge l’architetto, e «avevo bisogno della trama per ricordare alle persone l’edificio tradizionale e stabilire un ponte tra questo tetto e le tegole tradizionali che hanno una consistenza molto forte».

Panlong-Tiandi-Cultural-and-Arts-Centre

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Da sempre uno degli elementi più importanti nella progettazione dei musei, la luce è una componente particolarmente importante anche per il Panlong Tiandi Cultural and Arts Centre. All’interno dell’edificio convivono infatti tre diversi livelli di luce. Il primo è lo spazio che si trova sotto i corridoi esterni, camminando tra le passerelle che collegano l’esterno e l’interno. Le passerelle sono ricoperte da un tetto che invece di essere spiovente, è aperto verso l’esterno, con ampie vetrate che incoraggiano le persone ad abbracciare l’ambiente circostante. Il secondo livello da cui proviene la luce sono le due aree interne: la hall e la zona bar, dove sono collocate grandi finestre che permettono di godere la vista dell’ambiente circostante. Il terzo livello è all’interno della galleria dove si trovano le pareti per le mostre: per avere una luce molto ben controllata, è stato inserito un lucernario sul soffitto, combinando luce naturale con quella artificiale. Il visitatore, man mano che cammina dentro il museo, ha la sensazione che la luce si riduca lentamente fino al suo ingresso nell’area espositiva vera e propria.

Panlong-Tiandi-Cultural-and-Arts-Centre

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LA SCHEDA

Panlong Tiandi Cultural and Arts Centre
Luogo: Shanghai, Cina
Progetto: Arch. Zhu Xiaofeng
Società immobiliare: Shui On Group, Hong Kong

 

Marche: L’Olinda, agriturismo in classe A+

Una struttura ricettiva, immersa tra gli oliveti secolari delle Marche, accosta nuovo e tradizionale, sfruttando i principi della bioedilizia

A San Marcello, in provincia di Ancona, negli oltre dieci ettari di oliveti, sorge il nuovo agriturismo di proprietà dell’azienda agricola e frantoio L’Olinda. Una struttura ricettiva, nata da un intervento di ristrutturazione edilizia di una casa rurale ottocentesca, spinta fino alla demolizione dell’esistente, che ha richiesto una particolare attenzione e sensibilità nel rispetto dell’ambiente. A tutta efficienza Il progetto, curato dall’ingegnere Francesca Mazzarini dello studio Bilding, ha fatto propri i principi di bioedilizia e sostenibilità, fortemente desiderati anche dai giovani proprietari, per creare una struttura che accostasse volutamente il nuovo al tradizionale, utilizzando forme e materiali delle più recenti tendenze ed evoluzioni architettoniche.

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Il faccia a vista è stato realizzato utilizzando esclusivamente i mattoni provenienti dalla demolizione e si abbina al legno lamellare sbiancato utilizzato per le coperture e i solai. Faccia a vista e legno lamellare formano un unicum che alleggerisce agli occhi l’imponenza della struttura.

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L’impianto di riscaldamento è alimentato a biomassa sfruttando il nocciolino, ovvero la parte legnosa dell’oliva che viene recuperata nel processo di lavorazione dell’olio. Frantoio e agriturismo sono autosufficienti dal punto di vista energetico, grazie ad un impianto fotovoltaico di 21 kW realizzato sul tetto del frantoio. Particolare attenzione è stata dedicata all’isolamento dell’involucro edilizio per cui l’edificio ha ottenuto il livello di certificazione A+ della normativa nazionale. Un impianto domotico, accuratamente studiato, ottimizza infine la gestione termica ed elettrica e integra l’irrigazione degli spazi circostanti, oltre a gestire gli accessi alle camere e alle aree comuni e le funzionalità di sicurezza e allarme, anche da remoto.

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All’interno, al piano terra, la struttura è costituita da un’ampia sala, in cui si svolgono degustazioni dell’olio. Il soggiorno a doppia altezza dà accesso a un piccolo soppalco con affaccio sul paesaggio circostante, attraverso una scala minimale in ferro disegnata dalla stessa progettista. L’agriturismo è composto in tutto da cinque camere che sviluppano superfici dai 15 ai 24 metri quadri e sono caratterizzate dai nomi di altrettante varietà di olivi della tradizione marchigiana: carboncella, coroncina, raggia, rosciola e mignola. Le quattro camere poste al primo piano possono usufruire della sala leccino, il soggiorno con angolo cucina che prende il nome dalla più diffusa cultivar di olivo. Ogni camera è unica, con colori e carta da parati caratterizzanti. Il comun denominatore è dato, oltre che dalla testata del letto, dalla natura degli arredi, semplici ma al tempo stesso ricercati. Le forme e i dettagli sono puliti ed essenziali, mentre spiccano per contrasto gli antichi mobili sapientemente ristrutturati che evocano storie degli anni passati.

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Nel corridoio al piano primo l’accesso alle stanze è sottolineato dalla presenza del telaio Eclisse 40 che contribuisce a enfatizzare la prospettiva degli ambienti, creando ritmo, dinamicità e un giusto gioco di luci e ombre dettato in particolar modo dalla profondità della strombatura. «La mia scelta è stata dettata sia dalla volontà di inserire nel progetto elementi nuovi, che contribuissero a donare freschezza e leggerezza alla location, sia dal fatto che trovavo che questi nuovi telai contribuissero a valorizzare gli spazi in cui sono stati inseriti», spiega l’ingegnere Francesca Mazzarini.

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LA SCHEDA

Agriturismo L’Olinda
Luogo: San Marcello (Ancona)
Progetto: Ing. Francesca Mazzarini, studio Bilding

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