La riqualificazione innovativa del Baluardo dell’Amore di Ferrara

Visione del cancello di ingresso

Molti, probabilmente, hanno una immagine di Ferrara stereotipata, simile alla descrizione di Giorgio Bassani, l’autore del Giardino dei Finzi-Contini, che, rientrando nella città Estense nel primo Dopoguerra, ha scattato questa istantanea: «Emerge dalla nebbia un ferro da stiro rosso sprofondato nel piano verde della campagna». Si riferiva alla visione della cinta muraria rinascimentale della cosiddetta Addizione Erculea, imponente e pressoché intatta, che ancora oggi accoglie chi, provenendo da nord, si approccia alla bella città emiliana.

Qui, invece, ci troviamo a sud della città dove le Mura, così le chiamano i ferraresi, sono nascoste, frammentate e vilipese. Mod architetti (Massimo Partigiani e Ottavia Pirazzini) sono intervenuti sul Baluardo dell’Amore che, fino al 2008, è stato incongruamente occupato da una scuola dell’infanzia edificata nel 1936. Durante i complessi lavori di demolizione sono emersi i primi indizi delle varie stratificazioni che ci possono aiutare a comprendere l’evoluzione di questa mirabile opera d’ingegneria militare che, nel suo complesso, raggiunge circa 10 chilometri di lunghezza.

Baluardo-Amore-ferrara
Sezione A e D
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Sezione B e C

Nella paziente campagna di scavo, condotta dalla Soprintendenza archeologica fra il 2013 ed il 2014, si è delineato un nucleo più antico, la Porta dell’Amore, databile a metà del XIV secolo, che risultava totalmente occultata, inglobata in un bastione più massiccio e alto ultimato nel 1557. Questi lavori di rimodernamento, a quel tempo, si erano resi indispensabili per non soccombere alle nuove armi da fuoco più potenti e distruttive.

Il progetto legge e rende palese questo processo di evoluzione costruttiva dei manufatti venendone una sorta di modello al vero, che cristallizza i fotogrammi delle successive epoche. Il gioco dei progettisti è stato sottile e mai sguaiato: lo si comprende bene e fino in fondo solo con una visione dall’alto. È una chiave di lettura culturalmente attenta e sensibile che ci conduce per mano alla scoperta della storia sovrapponendo esigenze pratiche di riconnessione di percorsi. Quello in quota permette di seguire lo stesso camminamento delle guardie degli Estensi offrendo un punto di vista per traguardare, in campo lungo, sia il reticolo viario interno sia il sistema dei fossati e scarpate esterno, mentre quello a livello stradale ricalca il sistema di casematte e conduce il visitatore alla promenade ora presente nel vallo.

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Visione aerea da drone
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Visione aerea da drone

Per comprendere ancor meglio le sfumature di questa realizzazione, può valere la pena di rispolverare il progetto di Peter Zumthor a Coira. Un intervento in cui lo spigoloso maestro svizzero ha creato tre scatole in legno per proteggere i resti di una serie di ampi ambienti di epoca romana. A un primo sguardo questi manufatti sembrano massivi e rigidamente ancorati al terreno ma, in realtà, sono estremamente permeabili alla luce sia all’aria e posti in semplice appoggio. La visione notturna scopre le carte dell’abile gioco.

Mod architetti ha lavorato sugli stessi temi, ma usando l’acciaio per alludere alle geometrie difensive ora perdute, ricreando i volumi delle antiche fortificazioni smaterializzandone la massa e minimizzandone l’impatto sul sito. Nel proprio processo progettuale, Partigiani e Pirazzini hanno ridisegnato virtualmente l’antico rivellino e poi, come in un programma di modellazione 3D, hanno scelto l’opzione hidden-line. In corrispondenza degli spigoli, così visualizzati, sono poste limitatissime fondazioni in calcestruzzo.

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Visione della successione di archi murari ed in carpenteria metallica
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Il percorso a livello delle “casematte” attorno ai resti del rivellino con il volume ricostruito

Per renderle pienamente reversibili si è avuta l’accortezza di isolarle con la stesura di inerti e di teli in tessuto non tessuto: in questo modo le strutture sopravvissute rimangono completamente inviolate. Da questi appoggi, che trasferiscono i carichi direttamente al terreno o alle murature antiche, spiccano degli esili pilastri su cui si imposta il resto della nuova struttura metallica, un reticolo razionale di travi primarie e secondarie che sorregge la pavimentazione in assi di legno.

L’intelaiatura è realizzata integralmente mediante l’impiego di semplici scatolari di sezione rettangolare 16×8 centimetri, mentre i parapetti sono costituiti da lamine orizzontali di 3 millimetri di spessore, con altezza di 7 centimetri e distanziate, l’una dall’altra, di 3 centimetri. Gli elementi sono privi di ancoraggio a vista e richiamano esplicitamente gli allineamenti dei ricorsi di mattoni presenti nei maschi murari contigui.

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Il percorso di ronda in visione serale
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Visione serale del percorso centrale

I progettisti hanno scelto di torcere alcuni di questi elementi sia per aprire dei coni visuali nel parapetto sia per alludere alla incertezza della loro ricostruzione basata, oggettivamente, su pochi dati non pienamente riscontrabili. Infine, hanno optato per una colorazione indefinibile, a cavallo fra i toni del grigio e del marrone, che ben si accorda alla tessitura del laterizio alternato ai giunti in malta di calce. Si tratta di una verniciatura semiopaca a base di polveri polimeriche realizzata tramite la stesura di tre passaggi poi asciugati in appositi forni.

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Il percorso di ronda nuovamente percorribile – la colorazione della carpenteria varia con l’incidenza della luce
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Pianta livello 0.00 m

In questo modo le superfici risultano resistenti agli agenti atmosferici, materiche al tatto e cangianti a seconda dell’incidenza della luce. Viene così replicato lo stesso effetto di chiaroscuro della muratura in cui i giunti sono stati tenuti sottosquadro rispetto agli elementi in cotto. La visita al Baluardo dell’Amore diventa quindi una esperienza sempre mutevole nell’arco della giornata, ma offre il meglio al calar del sole.

di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini (da YouBuild n.23)

 

LA SCHEDA

Committente: Comune di Ferrara
Progetto: MOD architetti (Massimo Partigiani con Ottavia Pirazzini e Claudio D’Agostino
Strutture: Denis Zanetti
Impresa edile: C.G.X. Costruzioni Generali Xodo srl Rossi Renzo Costruzioni srl Fer Tre S.r.l.
Realizzazione: 2017 progetto; 2018-20 realizzazione
Info: www.studiomod.it
Fotografie: Massimo Partigiani e Ottavia Pirazzini

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