Air Bubble, ecoLogicStudio: aria più pura grazie alle alghe

Vista esterna. Foto: ©NAARO

La Air Bubble air-purifying eco-machine è il prototipo portato da ecoLogicStudio alla Cop 26 di Glasgow per mostrare come le biotecnologie applicate alla progettazione dell’ambiente costruito permettano di immaginare architetture viventi in grado di articolare il rapporto tra bellezza e sostenibilità attraverso nuovi codici espressivi. Il padiglione-macchina progettato dallo studio diretto da Claudia Pasquero e Marco Poletto è una struttura gonfiabile composta per il 99% di aria e acqua, ideata per offrire un’esperienza concreta, oltre che estetica e architettonica, dell’azione purificante svolta da particolari culture di alghe.

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Claudia Pasquero e Marco Poletto. Foto: ©NAARO

 

Le membrane trasparenti del padiglione sono realizzate in poliuretano termoplastico di spessore di soli 0,5 millimetri, che pesano il 5% della struttura e occupano l’1% del volume. Le bolle d’aria, ottenute da circa un centinaio di saldature termiche della membrana trasparente, sono disposte in modo da ottenere una matrice tridimensionale di cellule che conferisce capacità  strutturale all’insieme.

Il padiglione è di fatto un bioreattore gonfiabile che contiene 6 mila litri di acqua e 200 litri di alghe viventi chlorella, che filtrano 100 litri di aria inquinata ogni minuto. I 24 fotobioreattori (12 per lato) alloggiati nella membrana esterna, creano un microclima interno unico, dove un flusso d’aria a circolazione costante assorbe sei sostanze inquinanti: particolati fini Pm2,5 e Pm10, ozono troposferico (O3), biossido di azoto (No2), anidride solforosa (So2) e monossido di carbonio (Co) permettendo al bioreattore di assorbire il 97% dell’azoto e il 75% del particolato nell’aria.

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Interno. Foto: ©NAARO

 

Gli accelerometri monitorano lo stato della membrana esterna e trasmettono la forza del vento rilevata sotto forma di vibrazioni. Questi sensori modulano in tempo reale il sistema di illuminazione, regolando la fotosintesi e ottimizzando la purificazione dell’aria.

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Assonometria
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Sezione

 

La pressione esercitata dal visitatore che cammina e, nel caso di un bambino che gioca nel padiglione, accelera il processo metabolico, dando vita ad un sistema simbiotico tra utente e architettura. Entrando, si può quindi respirare l’aria purificata dall’Air Bubble e contribuire al processo di estrazione delle sostanze inquinanti semplicemente camminando e giocando.

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Foto: ©NAARO

La prestazione dei filtri è corroborata dalle caratteristiche delle membrane, che sono un’evoluzione del prototipo usato dallo stesso studio nell’involucro PhotoSynthetica presentato a Dublino nel 2018. Nel 2021, durante la Biennale di Architettura curata da Hashim Sarkis, lo studio ha esposto l’installazione Bit.Bio.Bot nella sezione As New Households delle Corderie, portando all’attenzione internazionale le potenzialità offerte dalle molte interazioni tra biotecnologie e architettura.

EcoLogicStudio opera da più di 15 anni nel solco di un percorso di ricerca che studia come le biotecnologie per l’ambiente costruito possano essere il motore di un’innovazione architettonica orientata allo sviluppo ed implementazione di Nature Based Solutions (Nbs) come risposta all’emergenza climatica. L’Air Bubble costituisce solo il tassello più recente di un fertile filone sperimentale che, forgiando nuove alleanze tra architettura e biotecnologia, può tracciare una delle strade verso un futuro più sostenibile.

di Gerardo Semprebon, Politecnico di Milano (da YouBuild n.22)

 

LA SCHEDA
Cliente: Otrivin
Progetto: ecoLogicStudio (Claudia Pasquero e Marco Poletto)
Collaboratori: Claudia Pasquero, Marco Poletto con Greta Ballschuh, Sheng Cao, Korbinian Enzinger, Claudia Handler, Riccardo Mangili, Alessandra Poletto, Eirini Tsomokou
Partners accademici: Synthetic Landscape Lab IOUD Innsbruck University, Urban Morphogenesis Lab BPRO The Bartlett UCL
Ingegneria strutturale: YIP London
Biological Medium: Algomed
Struttura gonfiabile: Pneumocell
Sensori: Puckett Research, Almondo
Info: www.ecologicstudio.com
Foto: Naaro

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