Ponte di Genova, a Panizza 1914 l’impianto idraulico

Il nuovo ponte di Genova

Una delle eccellenze del nuovo Ponte di Genova è nascosta dentro l’impalcato. Una competenza che contribuisce a rendere il ponte sostenibile e moderno. A metterla a disposizione del cantiere è Panizza 1914, nome che deriva dall’anno di fondazione della società di Brescia che è una delle 330 imprese che hanno lavorato a questo ponte, oltre 80 solo in Lombardia.

Una società specializzata su tanti fronti del mondo delle costruzioni, tra cui gli impianti idraulici. E proprio per il nuovo Ponte di Genova la Panizza 1914 ha realizzato un sofisticato impianto idraulico di raccolta delle acque piovane e degli eventuali liquidi provenienti da sversamenti anomali sull’impalcato. Una parte di quegli impianti definiti «il cuore del Ponte».

«All’inizio nutrivo qualche perplessità che un’azienda come la nostra potesse ben integrarsi in un cantiere così complesso, poi mi sono reso conto che la grande qualità organizzativa degli ingegneri e dei tecnici del cantiere, non solo ci ha permesso di dare il nostro contributo, ma ci ha anche aiutato a rispettare i tempi strettissimi del cronoprogramma», racconta Mario Panizza, direttore tecnico dell’azienda.

La sfida della Panizza 1914 era istallare un complesso impianto di gestione delle acque piovane diviso in tre fasi: la prima di raccolta dell’acqua che cade sul viadotto; la seconda il suo stoccaggio e, laddove serva, la purificazione; e la terza lo scarico a valle. Tutto attraverso reti di tubi e impianti nascosti dentro l’impalcato.

«Per farlo sono state scelte delle tubazioni speciali in vetroresina, che generalmente si usano per opere sottomarine, che resistono molto bene alla corrosione, sono molto flessibili e danno grande scorrevolezza all’acqua. Questo ha permesso di ridurre il diametro dei tubi che passano dentro l’impalcato», continua Panizza. I tubi raccolgono le acque dal piano strada e le portano a 4 grandi collettori, due sul lato Levante e due sul lato Ponente, che scaricano all’interno delle pile. In caso di uno sversamento eccezionale, come ad esempio un camion che perde gasolio, il sistema rileva il liquido inquinante e lo trasporta in una apposita vasca, dove il liquido viene avviato a un trattamento speciale.

Un diverso trattamento è previsto anche per i primi 5 millimetri di pioggia, considerati più inquinanti dei successivi perché possono portare con sé anche residui raccolti sul manto stradale. Per questa ragione le prime piogge vengono raccolte prima in una vasca dedicata e poi, attraverso un sistema di pompaggio, condotte all’interno di un cosiddetto disoleatore, che le pulisce dai residui dell’asfalto prima di riversare l’acqua nella rete idrica esistente.

«Non è stato un lavoro semplice, anche per via delle condizioni atmosferiche e del posizionamento degli impianti dentro l’impalcato. Siamo però molto orgogliosi di aver partecipato alla ricostruzione del ponte. Personalmente, girando per Genova, ho sentito la riconoscenza dei genovesi per quello che stavamo facendo. E questa, insieme al riconoscimento della capacità tecnica e della passione dei miei tecnici, è sicuramente la soddisfazione più grande», conclude Panizza.

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