Come riqualificare una villa del ‘700, tra risparmio energetico e rispetto dei vincoli

Riqualificare un edifico storico di 500 anni è un’impresa complessa, ma non impossibile: ecco un esempio di intervento che rispetta lo stile, oltre a diminuire i consumi e mettere in sicurezza le strutture.

Siamo in provincia di Padova, in una zona dove la presenza delle zone industriali non ha ancora devastato il paesaggio in modo irreparabile. In questo contesto, dove la campagna è ancora campagna, accanto al fiume Bacchiglione, si trova una bella villa del Settecento, vincolata dalla Soprintendenza, con i suoi annessi agricoli e un imponente parco storico. Nata prevalentemente come residenza di uso estivo, negli ultimi decenni la villa era stata utilizzata come abitazione permanente da diverse famiglie appartenenti allo stesso nucleo.

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L’edificio era stato adattato negli anni Settanta all’uso invernale, attraverso l’installazione di stufette a gas (una per ogni stanza) con risultati piuttosto scadenti dal punto di vista del comfort e dei costi di gestione. Temperature invernali appena accettabili in tutto l’immobile e discomfort altissimo d’estate al piano secondo-sottotetto. La copertura, infatti, era isolata sottocoppo con soli 3 centimetri di polistirolo e dall’interno con fibra di vetro di spessore 6-8 centimetri.

L’impossibilità di continuare ad abitare l’edificio per costi di gestione (bollette) insostenibili, ha portato i committenti a intervenire.

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Villa riqualificata nel rispetto dei vincoli: le soluzioni

Oltre alla risoluzione dei problemi di comfort invernale-estivo e di ripristino statico differenti in ogni unità, obiettivo comune rimaneva anche l’assoluto rispetto del bene storico, con l’esecuzione di opere in totale accordo con la Soprintendenza. 

Il percorso progettuale e cantieristico è stato complesso. Innanzitutto la presenza di sei committenti per tre unità immobiliari, una per piano, con esigenze abitative differenziate: una residenza stabile, una di villeggiatura, una foresteria. In più mettere a sistema esigenze di rifunzionalizzazione, problemi e soluzioni impiantistiche, vincoli specifici, budget disponibili, detrazioni fiscali sempre in scadenza annuale e un iter amministrativo complesso non è stato semplice.

Le soluzioni di restauro, riqualificazione energetica dell’involucro e impiantistiche, dunque, sono state differenziate per ogni piano. A piano terra, frequentato saltuariamente da ospiti, si è optato per un intervento leggero, con la sola sostituzione delle stufette-ventilconvettori a gas con terminali radianti (tubolari in acciaio) e una nuova centrale termica in comune con il piano primo: solo con questo intervento il piano terra ha più che dimezzato i consumi.

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A piano terra, a uso foresteria per parenti, amici e feste occasionali, si è deciso di fare un investimento limitato sulla climatizzazione invernale grazie a una nuova centrale termica che alimenta dei termosifoni tubolari in acciaio

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Al piano primo, con altezze interpiano molto rilevanti (fino a 4,50 metri), si è optato per una climatizzazione invernale con terminali radianti a bassa temperatura (pannelli radianti a parete) per abbassare i consumi e nel contempo ottenere un comfort interno maggiore grazie all’effetto radiante dei pannelli, che lavorano irraggiando il loro calore proprio in corrispondenza del corpo umano. La scelta di non usare i termosifoni è stata determinata soprattutto dalla volontà di non innescare i moti convettivi dell’aria calda che si sarebbero stratificati inevitabilmente verso l’alto con evidente dispersione di energia e abbassamento del comfort.

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Al piano nobile si è optato per un impianto radiante a parete, posato su cappotto interno che ne limita le dispersioni verso i muri perimetrali. Grazie ai bassi regimi di temperatura e all’ampiezza dei terminali radianti, il livello di comfort invernale e i consumi energetici sono migliorati in modo sostanziale. la metodologia di posa prevede la totale reversibilità dell’intervento

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Il vincolo monumentale sull’immobile ha imposto di individuare una soluzione a secco e totalmente reversibile: per questo motivo tutte le pannellature radianti sono state collocate principalmente sulle pareti perimetrali e isolate dalla muratura retrostante mediante pannelli in fibra di legno posati a secco mediante incastro e senza collanti. Queste contropareti radianti, perciò, forniscono contemporaneamente sia l’isolamento (cappotto interno) che la climatizzazione invernale.

Al piano secondo sottotetto, un’abitazione a carattere permanente per un nucleo familiare, c’era la necessità di avere sia la climatizzazione invernale che quella estiva. È stata perciò inserita una centrale termica autonoma dotata di un sistema ibrido che possa produrre sia acqua calda che fredda.

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Pannelli isolanti minerali per l’involucro

Tutto l’involucro all’ultimo piano è stato isolato internamente con un cappotto in pannelli isolanti minerali a base di idrati di silicati di calcio, mentre la copertura è stata coibentata con 18 centimetri di fibra di legno (pacchetto di copertura traspirante e ventilato). Nello spessore del cappotto interno all’ultimo piano hanno trovato collocazione i pannelli radianti e per garantire tassi di umidità compatibili con la climatizzazione estiva radiante si è installato un impianto centralizzato di ventilazione meccanica controllata con deumidificatore incorporato. La sostituzione degli infissi e la sigillatura delle guaine traspiranti in copertura garantisce la tenuta all’aria dell’involucro per la resa ottimale della Vmc (Ventilazione meccanica controllata).

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Al piano sottotetto è stato posto in opera un cappotto interno su tutte le pareti perimetrali
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Nello spessore del cappotto interno hanno trovato collocazione i pannelli radianti che provvedono anche alla climatizzazione stiva oltre a quella invernale. Naturalmente l’unità abitativa è dotata di impianto VMC centralizzata con deumidificazione
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Il miglioramento antisismico dei soli è stato effettuato mediante dei contro tavolati in legno incollati e avvitati alla struttura esistente

Miglioramento antisismico di un edificio storico

Il miglioramento antisismico in un bene storico vincolato significa non entrare a gamba tesa con consolidamenti che irrigidiscono parti della struttura in modo disomogeneo e pericoloso in caso di terremoto. Si è scelto quindi di consolidare armonizzando i materiali con quelli esistenti: nuovi tavolati in legno, sovrastanti agli esistenti, avvitati e incollati con colle viniliche, al fine di creare una piastra orizzontale per la ripartizione degli sforzi orizzontali lungo le pareti perimetrali.

L‘applicazione di un’intonaco strutturale a base di calce idraulica, armato con rete in fibra di vetro, collegata con adeguati connettori, ha permesso di consolidare la muratura nel suo insieme e di fornirle una parziale resistenza a trazione e infine la realizzazione di collegamento tra solai e murature con l’inserimento di connettori in acciaio avvitati alle travi.

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Per evitare che la sagoma dell’edificio venisse snaturata dal maggiore spessore del pacchetto di isolamento della copertura si è arretrato il morale di contenimento dell’isolante rispetto al filo di gronda

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(Lucia Corti)

LA SCHEDA

COMMITTENZA: privata
EDIFICIO CON VINCOLO MONUMENTALE: Soprintendenza
belle arti e paesaggio per le province di ve-bl-pd-tv
PROGETTISTA E DIREZIONE LAVORI:
Arch. Lucia Corti-Laboratorio di architettura ecologica-Padova
Direzione lavori strutturali: Ing. Stefano Debiasi
Progettista termico: Ing. Enrico Pedretti Steping
Progettista elettrico: P.I. Samuele Bolzonaro
Responsabile sicurezza: Arch. Barbara Patanè
Imprese esecutrici: Frizzarin Carlo e Resin Proget

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