In occasione della Milano Arch Week 2025, lo studio Mab Arquitectura — fondato da Floriana Marotta e Massimo Basile — presenta la mostra Positivo e Negativo, un’esplorazione visiva e concettuale del rapporto tra costruito e vuoto, tema cardine della loro ricerca progettuale da oltre vent’anni. L’esposizione sarà ospitata negli spazi di Theatro Milano, in via Vigevano, dal 27 ottobre al 2 novembre.
Il vuoto come spazio urbano e sociale
Attraverso modelli, disegni, fotografie e illustrazioni, la mostra propone una riflessione sulla città come organismo vivo, in continua trasformazione, e sul ruolo dell’architettura nel promuovere spazi inclusivi, democratici e multiculturali. Il percorso espositivo si sviluppa attorno a una domanda centrale: Che ruolo ha il vuoto in architettura?, invitando il pubblico a interrogarsi sul significato e sul potenziale dello spazio non costruito.
Le opere di Federico Babina: arte e architettura
Una sezione è dedicata all’artista Federico Babina, che con la serie Architettura in dodici atti interpreta dodici progetti di Mab Arquitectura attraverso il suo linguaggio visivo fatto di ritmo, segno e colore. Le sue illustrazioni evidenziano il dualismo tra pieno e vuoto, tra la geometria del costruito e la fluidità del paesaggio, offrendo una lettura personale e poetica del lavoro dello studio.
Il 29 ottobre alle ore 18:30, le tematiche della mostra saranno approfondite nel talk pubblico Progettare il vuoto – Il ruolo dello spazio delle relazioni nella città contemporanea. L’incontro vedrà la partecipazione di architetti, urbanisti ed esperti di innovazione culturale, tra cui Ezio Micelli, Federico Babina, Floriana Marotta e Giordana Ferri, con la moderazione di Paolo Bovio. Sarà un’occasione per discutere il valore dello spazio pubblico come strumento di coesione sociale e leva per la rigenerazione urbanna.
Progetti Mab: modelli e testimonianze
La mostra si articola in diverse sezioni. La prima sala accoglie le opere di Babina, mentre il percorso prosegue con una selezione di progetti dello studio che illustrano come la progettazione del negativo — lo spazio vuoto — sia al centro del processo creativo. I modelli esposti, ordinati per scala dal contesto urbano all’edificio, mettono in risalto la dimensione spaziale e astratta del vuoto, ispirandosi anche all’opera di artisti come Chillida, Oteiza, Tapies, Burri e Giacometti.
Una parete presenta tre progetti emblematici: il centro associativo e le residenze per lavoratori Patronage Laïque a Parigi, il Centro Parrocchiale e Casa Canonica di Reggiolo, e il progetto residenziale Abitare a Milano – via Gallarate. Questi lavori mostrano come il vuoto possa definire il dialogo tra interno ed esterno, creare spazi collettivi e integrare paesaggi nuovi ed esistenti. Tre video completano la narrazione, dando voce agli abitanti, ai committenti e ai progettisti.
Vuoto e pieno: astrazione e scala nei progetti
Altri sei progetti approfondiscono il tema del vuoto in modo più astratto: dal Centro Culturale Integrato Città Alessandrina, dove il vuoto connette i volumi urbani, alla corte vibrante delle residenze in via Piranesi 44, fino alla Biblioteca Europea Beic, dove il vuoto centrale si sviluppa in verticale. Nelle residenze Habitat La Goccia, il vuoto si espande lungo un asse diagonale, mentre nel Mediopadana Innovation District genera un paesaggio artificiale e dinamico.
Al centro della sala, plastici, disegni e pubblicazioni raccontano i progetti esposti, mostrando come un pensiero astratto possa tradursi in luoghi fisici e spazi pubblici. Sul fondo, una parete specchiante — metafora dello spazio vuoto abitato — riflette i visitatori e li invita a confrontarsi con la domanda che guida l’intera mostra: Che cosa significa progettare il vuoto?.