Il marmo, da sempre simbolo di eleganza e solidità, rappresenta uno dei settori italiani più naturalmente vocati all’export.
La sua filiera, articolata e sofisticata, si estende dall’estrazione in cava fino alla trasformazione in prodotti finiti di alto valore aggiunto.
A livello globale, la produzione di materiali lapidei è dominata da Cina, India e Turchia, che insieme detengono quasi il 59% del mercato.
L’Italia, pur collocandosi al sesto posto per volumi con 5,2 milioni di tonnellate (circa il 3,5% della quota mondiale), mantiene una posizione di rilievo grazie alla qualità e al valore dei suoi prodotti.
Leadership globale: Cina, India, Turchia e il ruolo dell’Italia
Secondo il report di Allianz Trade, la produzione mondiale lorda di materiali lapidei ha superato i 22 miliardi di dollari, con oltre 300 milioni di tonnellate destinate principalmente al settore edilizio.
Tuttavia, questo trend positivo, che ha caratterizzato più di un decennio, si confronta oggi con uno scenario geo-economico instabile: guerre in Europa orientale, tensioni in Medio Oriente, inflazione e crisi energetica hanno rallentato il commercio internazionale, aggravato dalle politiche protezioniste statunitensi.

I distretti produttivi italiani e il valore della filiera
In questo contesto turbolento, l’Italia continua a distinguersi in Europa come leader nella produzione e nell’export di materiali lavorati.
Il cuore del settore marmifero italiano si trova nel distretto tra La Spezia, Massa Carrara e Lucca, che genera circa 540 milioni di euro di valore produttivo.
Altri poli rilevanti includono il distretto veneto (Verona e Vicenza), quello lombardo (Brescia) e quello siciliano di Custonaci, con le sue 140 cave attive.
Export 2024: crescita, mercati chiave e nuove tendenze
Nel 2024, l’export italiano ha registrato una crescita significativa: le vendite internazionali di marmi, travertini, graniti e pietre naturali sono aumentate del 5,8% rispetto al 2023, raggiungendo 2.178,5 milioni di euro.
L’80% di questo valore proviene da lavorati e semilavorati, ma la crescita più marcata è stata quella dei materiali grezzi (+10,7%).
La Cina si è confermata primo acquirente dei blocchi italiani, mentre gli Stati Uniti hanno rafforzato la loro posizione come principale mercato per i prodotti lavorati, con un incremento del 14%.
Questi i dati del Centro Studi Confindustria Marmomacchine che hanno evidenziato anche altri trend.
Come la notevole performance dell’Arabia Saudita, con una crescita del 37,2%, segno di un crescente interesse dei mercati arabi per la pietra italiana.

La sfida turca: volumi, prezzi e tecnologia Made in Italy
La sfida più insidiosa per il Made in Italy proviene dalla Turchia, che ha triplicato il proprio Pil tra il 2002 e il 2017 e si è affermata come primo esportatore mondiale di marmo, travertino e alabastro.
Paradossalmente, la competitività turca è stata favorita dalle tecnologie italiane, che hanno innalzato gli standard produttivi locali.
Inoltre, la posizione geografica strategica della Turchia facilita gli scambi commerciali sia verso l’Europa che verso il Medio Oriente.
Nel mercato statunitense, l’Italia ha esportato nel 2024 beni lapidei per 541,9 milioni di euro, confermandosi tra i principali attori globali.
Sebbene l’Italia sia quarta per volumi esportati, è seconda per valore, grazie a un prezzo medio per metro quadrato di 101 dollari, il più alto al mondo.
Rischi e opportunità: energia, geopolitica e sostenibilità
Nonostante questi risultati, il settore affronta sfide crescenti. L’emergenza energetica e l’instabilità geopolitica minacciano la continuità delle esportazioni, mentre la sostenibilità ambientale impone nuove soluzioni.
Il processo produttivo genera oltre 3 milioni di tonnellate di scarti annui e richiede grandi quantità di acqua purissima, risorsa sempre più scarsa. È quindi urgente sviluppare sistemi di recupero idrico efficienti e sostenibili.

Infine, la forte esposizione ai mercati internazionali espone le imprese italiane alla volatilità valutaria.
Per le Pmi, spesso meno attrezzate delle grandi multinazionali, diventa cruciale adottare strategie di copertura del rischio di cambio e una gestione strutturata dei flussi finanziari.
In un mercato globale sempre più complesso, la competitività del settore lapideo italiano dipenderà dalla capacità di coniugare qualità, innovazione e resilienza finanziaria.