Il ruolo dei materiali naturali nell’architettura: la lectio di Kengo Kuma tra Giappone e Mediterraneo

La biofilia in architettura è da sempre la filosofia progettuale perseguita dall’architetto Kengo Kuma. Lo ha recentemente dimostrato nella sua lectio magistralis The Dwellings of Comfort: Biophilic Architecture from the Mediterranean to Japan tenutasi presso il Politecnico di Milano Bovisa.

Domino 3.0 Generated Living Structure | ©Nils Koenning | ©Kengo Kuma & Associates

La connessione fra natura e costruito e il ruolo attivo dei materiali nel benessere degli spazi sono stati i temi del recente The Dwellings of Comfort: Biophilic Architecture from the Medi­terranean to Japan, l’incontro svoltosi nell’Aula Magna del Politecnico di Milano Bovisa.

Al centro dell’evento la lecture dell’antesignano dell’architettura biofilica, l’architetto Kengo Kuma (Kengo Kuma & Associates) che poi ha dialogato sulla sua visione etica-professionale con Francesco Zurlo, preside della Facoltà del Design del Politecnico di Milano, Andrea Campioli, preside della Scuola di Architettura Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni, Gilda Bojardi direttrice di Interni e Diego Mingarelli, Ceo di Diasen, l’azienda B-Corp italiana che ha seguito un percorso di evoluzione culturale e transizione ecologica con il sughero ed è stata la pro­motrice insieme al Politecnico di Milano dell’incontro accademico.

Besançon Art Center and Cité de la Musique ©Eric Sempé ©Kengo Kuma & Associates
Besançon Art Center and Cité de la Musique | ©Eric Sempé | ©Kengo Kuma & Associates

Dal confronto sul comfort abitativo tra le due tradizioni progettuali, mediterranea e giapponese, sono emersi molti punti in comune come l’attenzione al genius loci, l’equilibrio fra forma architettonica, l’uso dei materiali naturali e la comprensione dei bisogni delle persone che hanno alla base l’ascolto.

Un approccio che pone l’uomo e la bellezza al centro dello spazio abitato sempre puntando alla sostenibilità e alla qualità della vita.

La lectio magistralis di Kengo Kuma è stata anticipata dal percorso di trasformazione etica intrapreso dell’azien­da marchigiana Diasen, nata dalla chimica industriale. L’utilizzo del sughero non solo come intonaco rasante ma lasciato a vista come finitura valorizza le proprietà estetiche, tattili e mutevoli nel tempo del materiale.

Starbucks Coffee at Dazaifutenmangu Omotesando ©Masao Nishikawa ©Kengo Kuma & Associates
Starbucks Coffee at Dazaifutenmangu Omotesando | ©Masao Nishikawa |©Kengo Kuma & Associates

È un modo per restituire alla materia non solo la sua dimensione strutturale, ma anche quella sensoriale ed emotiva.

Un esempio concreto è Anetis, dal greco pausa dopo un momento di grande tensione, l’installazione biofilica progettata dall’architetta Giuliana Salmaso e realizzata con Diatonite, un composto a base di sughe­ro e terra.

Materiale naturale utilizzato all’interno del percorso immersivo a spirale esposto durante la Design Week 2025 per riuscire a influenzare lo stato emotivo e fisiologico delle persone che lo attraversano trasformando lo stress in calma.

Expo 2025 Earth ©Katsumasa Tanaka ©Kengo Kuma & Associates
Expo 2025 Earth | ©Katsumasa Tanaka | ©Kengo Kuma & Associates

L’architettura come ricerca di armonia fra uomo e ambiente

Di empatia, capacità di ascolto, equilibrio tra uomo e ambiente e di unione fra materiale e spirituale racconta il linguaggio architettonico di Kengo Kuma.

Un percorso creativo nato in Giappone che attraverso la ricostruzione postbellica e le influenze moderniste è approdato a una poetica della leggerezza e dell’invisibilità, in cui l’edificio si pone in dialogo con il paesaggio per valorizzarlo.

Un accorato racconto non solo di grandi opere ma anche di sperimentazioni e installazioni in tutto il mondo.

Great Bamboo Wall ©Satoshi Asakawa ©Kengo Kuma & Associates
Great Bamboo Wall ©Satoshi Asakawa | ©Kengo Kuma & Associates

Il maestro giapponese auspica un cambio di paradigma dell’architettura moderna in anni di guerre e di cambia­mento climatico mostrando le differenze di materiali e di relazione con l’ecosistema nel confronto fra lo stadio olimpico in cemento progettato da Kenzo Tange nel 1964, periodo di grande espansione economica e crescita demografica del Giappone, e lo Stadio Nazionale ripro­gettato dal suo studio per le Olimpiadi del 2020 sempre a Tokio.

Stadio, realizzato con legni diversi anche nel colore e di altrettante regioni del Giappone, che è stato concepito come un tempio moderno dove vegetazione, ventilazione naturale e luce filtrata sono integrate.

The Exchange ©Martin Mischkulnig
The Exchange | ©Martin Mischkulnig

Il riferimento è il tempio millenario di Horyu-ji, la cui struttura orizzontale funge da protezione dall’azione del vento, e il cui legno viene riciclato e sostituito ogni 60 anni, il ciclo di vita migliore per mantenere le foreste in condizioni ottimali, i livelli di Co2 corretti e garantire la circolazione dell’aria.

Materiali e tecniche

Non solo legno ma anche pietra, paglia, bambù, car­ta, ceramica, terra e sughero, tutti materiali naturali e della tradizione costruttiva locale per un’architettura accogliente, integrata con la natura del luogo, la sua cul­tura e vocata alla sostenibilità.

Materiali vivi che vanno valorizzati non solo dal punto di vista tecnico ma come elementi culturali che reinterpretano e restituiscono la memoria del territorio in cui l’edificio si inserisce.

Indoor walkway © Kengo Kuma & Associates
Indoor walkway | ©Kengo Kuma & Associates

Nel Great (Bamboo) Wall, realizzato nel 2002 in Cina, è stato mantenuto il paesaggio, il verde, la topografia del luogo vicino alla Grande Muraglia. All’interno, la Tea House è lo spazio principale che è anche spirituale in quanto assumere tale bevanda significa confermare il sistema universale.

La tecnica tipicamente giapponese dell’assemblaggio a incastro del legno per realizzare piccole unità che formano una struttura è stata applica­ta prima nell’installazione Chidori Toysal al Castello Sforzesco di Milano e poi a edifici più grandi come il Gc Prostho Museum Research Center ad Aichi e il Wooden Bridge Museum a Kochi sempre in Giappo­ne.

Di paglia riciclabile è il tetto del padiglione Earth Mart dell’Expo 2025 di Osaka, mentre nello Starbucks Coffee Dazaifutenmangu Omotesando il legno non è una decorazione ma supporta l’edificio grazie a una tecnica speciale realizzata da falegnami giapponesi ov­vero l’elemento di base in legno rappresenta la struttura dell’edificio; tecnica che è stata impiegata anche per un altro edificio a Tokio.

New Hans Christian Andersen Museum ©Rasmus Hjortshoj
New Hans Christian Andersen Museum | ©Rasmus Hjortshoj

Dal Giappone al resto del mondo

Il lavoro progettuale di Kengo Kuma & Associates non si limita a realizzare edifici nel paese natale. Dal 2000 lo studio ha cominciato a progettare e costruire importanti opere in legno anche in Europa.

In Francia, l’Art Center and Cité de la Musique di Besançon presenta uno spazio semi coperto fra interno ed esterno detto Engawa (patio) molto importante per controllare il clima, proteggere l’edificio e per creare un biotopo che consente la so­pravvivenza degli insetti.

In Scozia, il V&A di Dundee rappresenta il tentativo di portare la natura alla città così vicina all’acqua. L’edificio è infatti stato collocato nei pressi del fiume che attraversa la città e ricorda le scogliere e le grotte sul mare. Gli interni sono rivestiti di quercia scozzese, materiale con un particolare effetto di calore.

Stadio olimpico 2020 a Tokio
Stadio olimpico 2020 a Tokio visto dall’esterno

Per il New Hans Christian Andersen Museum in Danimarca è stato proposto un labirinto a un livello più basso rispetto agli edifici circostanti in modo da fondersi con l’ambiente anche grazie alla struttura in legno.

Per il Calouste Gulbenkian Foundation Southern Apex a Lisbona è stato riproposto l’Engawa come estensione dell’esistente museo lasciando il giardino protagonista.

Un luogo estremamente arioso e ombreggiato, con tetto in azulejos e soffitto in acero portoghese, che trasmet­te calma ai visitatori, mentre all’interno massiccia è la presenza del sughero, materiale che si trova in grande quantità in Portogallo.

In Australia, è stato realizzato il community centre The Exchande a Sydney in mezzo a un insieme di grandi torri. Si tratta di un edificio intimo realizzato con materiali naturali fra cui legno di pino che è completamente diverso da quelli adiacenti anche per il collegamento diretto con il parco.

Fra i proget­ti di dimensione più contenuta e di sperimentazione, la casa Mêmu Meadows per la popolazione Ainu di Hokkaido che riproduce la morbidezza di quelle tradi­zionali realizzate con foglie di bambù.

Un’abitazione con due strati per permettere la circolazione dell’aria e che utilizza l’energia geotermica. Uno dei tanti progetti di abitazione sviluppati in collaborazione con le università di tutto il mondo.

In Italia, lo studio giapponese ha collaborato con il professor Marco Imperadori del Politecnico di Milano sviluppando un sistema di mattoncini in legno facil­mente componibili.

Water Branch è la casa sperimentale realizzata con serbatoi d’acqua per il Moma di New York che è ispirata dal funzionamento del corpo umano composto da cellule e da liquidi che vi fluiscono.

L’acqua, la cui temperatura è controllata tramite un collettore esterno, fluisce all’interno dei vari elementi dal tetto al letto. Infine, Domino 3.0 Generated Living Structure, il padiglione per la Biennale Architettura 2025 realizzato con il legno degli alberi caduti per la tempesta Vaia che sono ruvidi e grezzi.

L’utilizzo dell’AI ha permesso di trovare la soluzione migliore per congiungere gli elementi in legno mentre con la stampa 3D è stata elaborata la giunzione in materiale morbido.

Stadio olimpico 2020 a Tokio
Stadio olimpico 2020 a Tokio visto dall’interno

Giappone e Mediterraneo mai così vicini 

Tante le affinità fra Giappone e l’architettura me­diterranea messe in luce durante il confronto a più voci post lectio magistralis.

L’importanza della luce e dell’ombra come elemento compositivo, la cura degli spazi di transizione (cortili, logge, engawa), la predilezione per i materiali naturali e locali.

Kuma ha sottolineato l’eccellenza artigianale che accomu­na il suo Paese con l’Italia, pur nel diverso utilizzo dei materiali quali legno e pietra e che nel caso del Giappone fa riferimento a una concezione dell’ar­chitettura legata una dimensione ciclica invece che lineare.

Ma la tensione verso un’essenzialità poetica che valorizza il contesto e rispetta la natura rimane forte in entrambi i Paesi.

di Margherita Toffolon

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