Nel 2024 il comparto delle costruzioni si conferma il volano più potente dell’economia del Mezzogiorno. I dati Cresme parlano chiaro: 84 miliardi di euro di produzione edilizia, pari al 29% del valore nazionale, con una crescita che impatta fortemente sia sul Pil regionale (+7% rispetto al 2019) sia sull’occupazione, in aumento del 35% rispetto al 2021.
Un risultato straordinario, ma non privo di ombre: le carenze infrastrutturali, soprattutto nei trasporti ferroviari e urbani, frenano lo sviluppo e amplificano il divario Nord-Sud. È in questo contesto che si inserisce l’appello di Federcostruzioni, guidata dalla presidente Paola Marone, per un’accelerazione degli investimenti pubblici.
Le parole della presidente Federcostruzioni Paola Marone
Paola Marone | Presidente Federcostruzioni
«La dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno resta ancora insufficiente, in assoluto e in comparazione con il resto del Paese.
Il compito del Pnrr è ridurre il divario con il Nord per attrarre investimenti e arrestare la fuga di cervelli.
Il settore richiede investimenti e un piano ambizioso per immaginare città del futuro, sempre più connesse e a misura d’uomo».
Il peso delle costruzioni: numeri e tendenze
I numeri forniti da Cresme fotografano un Mezzogiorno in fermento
La quota del Pil del settore costruzioni ha superato il 10%.
Il valore edilizio regionale ha toccato 84 miliardi, con una media superiore di 3 punti rispetto al Centro-Nord.
Le opere pubbliche rappresentano il 42% degli investimenti, rispetto al 30% nazionale.
Questo trend positivo riflette un vantaggio competitivo: c’è ancora tanto da costruire e ammodernare. E le infrastrutture sono il primo passo per una crescita robusta.
Il divario infrastrutturale Nord-Sud: i dati Svimez
Secondo le rilevazioni Svimez, la situazione nel Mezzogiorno è allarmante
Solo 34% delle linee ferroviarie totali italiane si trova al Sud.
Le tratte “fondamentali” e “di nodo” coprono appena il 21,4% della rete meridionale, contro il 53,5% del Centro-Nord.
L’Alta Velocità serve solo la Campania, con 181 km attivi (il 12,3% del totale).
Infrastrutture urbane scarse: solo 11,2% delle reti tramviarie e 13,5% delle metropolitane a livello nazionale si trovano al Sud.
Il ruolo del Pnrr e i dati dell’Ance
Le costruzioni rappresentano il 52% della spesa Pnrr, ma le scadenze del Piano – fissate ad agosto 2026 – rendono difficile completare tutti i progetti in tempo. Rfi, però, ha registrato investimenti oltre i 9,1 miliardi nel 2024, e lavori aggiudicati per oltre 38 miliardi nel triennio.
Interventi chiave includono
AV/AC Napoli–Bari
Nuovo tracciato Salerno–Reggio Calabria
Piani straordinari di manutenzione ferroviaria (lotti da 233 e 139 milioni di euro)
Criticità geologiche e burocratiche, però, rischiano ritardi. Il governo e l’UE stanno valutando soluzioni tecniche e strumenti finanziari a lungo termine per evitare la restituzione dei fondi non spesi.
Obiettivi futuri: sostenibilità e coesione
L’agenda del comparto è ambiziosa: decarbonizzazione, digitalizzazione, sicurezza, e una maggiore competitività del Sud sono le parole d’ordine. La proposta della Commissione Europea di spostare l’attenzione sui contratti siglati, anziché sull’opera ultimata, potrebbe salvare molte delle risorse allocate.
Pnrr: il conto alla rovescia per le grandi opere del Mezzogiorno
Al 28 febbraio 2025, la spesa effettiva del Pnrr ha raggiunto i 65,7 miliardi di euro, di cui il 34% provenienti da fondi europei e il 52% destinati al comparto delle costruzioni. Tuttavia, con la scadenza del Piano fissata per agosto 2026, è ormai evidente che l’Italia non riuscirà a utilizzare l’intera dotazione disponibile.
Il ministro Fitto ha più volte escluso l’ipotesi di una proroga, a causa dell’impossibilità di modificare il Regolamento europeo sul Recovery Fund. Per evitare la perdita delle risorse non spese, la Commissione Europea ha recentemente approvato una revisione “tecnica” del PNRR, con un focus su investimenti strategici per il settore edilizio.
La revisione riguarda in particolare alcune grandi direttrici ferroviarie del Mezzogiorno—tra cui Napoli-Bari AV/AC, Salerno-Reggio Calabria, Palermo-Catania e Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia—che difficilmente rispetteranno le tempistiche iniziali. Le soluzioni prevedono la riallocazione dei fondi verso progetti più avanzati oppure la suddivisione dei lavori in lotti autonomi per consentire la rendicontazione di quelli già eseguiti.
Parallelamente, sono in corso nuove interlocuzioni con Bruxelles per una revisione “straordinaria” dei Piani, sul modello di quella avvenuta a fine 2023. Con la Comunicazione “NextGenerationEU – The road to 2026” del 5 giugno 2025, la Commissione ha invitato i governi a ridefinire i Piani, proponendo tra le misure la creazione di strumenti finanziari gestiti da soggetti indipendenti, anche con capitale privato.
In questo nuovo scenario, gli obiettivi del Pnrr si concentrerebbero sulla firma dei contratti con le imprese entro la scadenza, rinviando eventualmente la realizzazione delle opere oltre il 2026. Una soluzione pragmatica per salvaguardare risorse preziose e indirizzarle verso settori chiave come l’housing sociale e la resilienza climatica—cardini di uno sviluppo equo, duraturo e sostenibile.
Federcostruzioni ribadisce l’urgenza di accelerare la realizzazione delle opere infrastrutturali nel Mezzogiorno, consapevole che da questa sfida dipende la coesione territoriale e la competitività futura dell’Italia.