Employee experience: ascolto e feedback fanno crescere l’impresa

La fedeltà dei lavoratori nasce da fiducia, riconoscimento e percorsi di crescita autentici.

La vera lealtà dei lavoratori verso un’azienda non si conquista con benefit o stipendi competitivi, ma con gesti quotidiani di ascolto, fiducia e riconoscimento.

Oggi chi lavora cerca contesti capaci di valorizzare la propria esperienza e di accompagnare un percorso di crescita continua.

In questo quadro, la cultura del feedback diventa un pilastro imprescindibile: una ricerca McKinsey mostra come il 70% dei dipendenti ritenga che un sistema strutturato di riscontro contribuisca a migliorare la cultura aziendale, rendendola più aperta, inclusiva e collaborativa.

L’employee experience, dunque, non è soltanto un impiego: è un viaggio che parte dall’onboarding e si sviluppa nella crescita professionale, fino a offrire la possibilità di evolvere in un ambiente stimolante e attento al benessere.

È una leva strategica che alimenta motivazione, cultura e senso di comunità, generando valore e innovazione nel lungo periodo.

Il forum di Rimini

Di questi temi si è discusso nell’edizione autunnale del Richmond Human Resources Forum, ospitata a Rimini e promossa da Richmond Italia, realtà specializzata nell’organizzazione di forum e iniziative B2B.

L’evento ha riunito professionisti delle risorse umane da tutta Italia, offrendo nuove idee, soluzioni innovative e spunti concreti per affrontare le sfide del lavoro contemporaneo, oltre a un confronto sulle best practices del settore.

Oltre il talento: la persona

Dal forum è emersa una visione più ampia: costruire una employee experience efficace non significa solo gestire i talenti, ma saperli valorizzare nel tempo.

Ogni individuo attraversa fasi diverse, momenti di forza e di fragilità. Per questo serve un dialogo autentico, capace di riconoscere che le aziende, proprio come le persone, sono sistemi imperfetti e in continua evoluzione.

Le carriere, come le vite, non seguono linee rette: richiedono flessibilità, adattamento e la capacità di ripartire.

La testimonianza di Pierdante Piccioni

A incarnare questa visione è stata la storia di Pierdante Piccioni, medico e scrittore intervenuto alla plenaria di apertura.

Dopo un incidente e un coma che gli hanno cancellato dodici anni di memoria, Piccioni ha dovuto ricostruire competenze, linguaggi professionali e persino la propria identità lavorativa.

Nonostante tutto, è tornato in corsia, prima al pronto soccorso e poi come medico ospedaliero.

La sua vicenda, che ha ispirato anche la serie Doc su Rai 1, dimostra che la crescita non è mai lineare e che il valore di una persona va ben oltre il momento in cui la si osserva.

Il suo intervento ha offerto uno sguardo inedito sul ruolo delle risorse umane e sulla responsabilità delle organizzazioni: riconoscere e coltivare il potenziale delle persone, anche quando la traiettoria della vita sembra spezzarsi.

Claudio Honegger | Amministratore Unico di Richmond Italia
Claudio Honegger | Amministratore Unico di Richmond Italia

Claudio Honegger | Amministratore Unico Richmond Italia

I direttori del personale hanno oggi un ruolo chiave nel successo delle aziende, lavorando ogni giorno con la vera ricchezza di un’impresa, le persone. Uno spazio in cui gli Hr manager possono trovare soluzioni in grado di semplificare il lavoro quotidiano con servizi di qualità, anche grazie a processi che si avvalgano dell’AI.

Integrare metriche intelligenti e cultura aziendale è oggi indispensabile per progettare esperienze di valore. Ripensare la People Value Chain significa attrarre e trattenere talenti attraverso employee experience evoluta, onboarding personalizzato, formazione sostenibile e nuovi patti sociali orientati verso autonomia e benessere.

Pierdante Piccioni | Medico e scrittore
Pierdante Piccioni | Medico e scrittore

Pierdante Piccioni | Medico e scrittore

La domanda più importante che dovrebbe farsi un responsabile delle risorse umane è: davanti a me ho un problema o una risorsa? Il mio responsabile Hr non se la pose e dopo aver letto il referto della mia risonanza magnetica arrivò a una conclusione secca, definitiva: Piccioni, con questo referto la tua carriera è finita.

Io invece ho trovato una risposta diversa: ho deciso di trasformare quella che sembrava una sfiga in una sfida. Una sola lettera, una differenza enorme. Quindi ho ricominciato a studiare. Due anni di lavoro per recuperare e dimostrare chi ero davvero.

E in quel percorso ho capito una verità essenziale: il valore di una persona non si misura da ciò che c’è scritto in un referto, ma dalla sua capacità di imparare ancora, adattarsi. Ogni organizzazione dovrebbe avere il coraggio di credere nelle persone anche quando sembrano finite.

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