Le città italiane hanno ricevuto in eredità dal passato un cospicuo patrimonio edilizio tutelato che meriterebbe un’adeguata valorizzazione.
Pertanto, la costruzione di un dialogo fra i manufatti storici e i nuovi inserti contemporanei, spesso indispensabili per una corretta fruizione degli edifici preesistenti e per un loro adeguamento ai requisiti minimi imposti da una normativa sempre più stringente, è un tema nodale della professione dell’architetto.
In Veneto questo argomento ha precedenti di altissimo livello che sono entrati nei libri di storia della nostra disciplina.
Senza voler scomodare un mostro sacro come Carlo Scarpa, citiamo l’attività di Libero Cecchini, architetto veronese morto centenario nel 2020, che nella sua lunga carriera è spesso intervenuto su manufatti storici, regalandoci, nella città scaligera, veri e propri capolavori che meriterebbero un’attenta riscoperta.
Fra i tanti, ricordiamo la rifunzionalizzazione della Basilica di San Zeno, la valorizzazione degli scavi archeologici di piazza Dante e la musealizzazione di Palazzo Forti.
Vista frontale della corte aperta
Memoria e modernità
Si inserisce nel solco di questa tradizione l’attento progetto degli studi Galeotti/Rizzato Architetti e mzc+ relativo allo showroom Ad a Treviso.
Ci troviamo a ridosso di una zona molto pregiata in prossimità del tracciato del cosiddetto terraglio, la strada medioevale che univa Treviso e Mestre. Qui si situa una villa di impianto neoclassico che presenta alcuni riflessi liberty.
L’edificio è composto da un corpo principale, sviluppato su tre piani, e da un volume annesso leggermente arretrato, di un solo livello.
Negli anni il complesso ha subito diversi cambi d’uso e un lungo periodo di abbandono. Il progetto è stato l’occasione per riscoprire la dimensione domestica originaria, per ripulire la volumetria dalle incongrue superfetazioni, praticando un unico inserto contemporaneo, una nuova scala metallica che ripropone, come posizione, quella originaria.
Vista serale, in primo piano la villa neoclassica con influssi liberty e in secondo piano l’ampiamento
Ampliamento contemporaneo
Il corpo secondario funge da connessione con un vasto ampliamento che, pur scegliendo un’estetica apertamente contemporanea, riesce a mantenere dei solidi legami con l’elegante facciata novecentesca.
Il nuovo volume si protende verso la strada a formare, con la villa, una conformazione a U, una sorta di corte aperta ricalcando lo schema tipico dei palazzetti agricoli veneti con la residenza padronale collegata agli annessi di servizio, depositi e barchesse.
Lo showroom si sviluppa su due livelli che vengono denunciati, oltre che dalle aperture, da dei biselli orizzontali.
Questi segni netti scandiscono i prospetti a ricreare, in modo asciutto e concettuale, la stessa scansione degli elementi decorativi della villa: il basamento, i marcapiani, il coronamento. La superficie degli alzati è in calcestruzzo a vista trattato con una profonda sabbiatura che arricchisce le superfici di una leggera vibrazione umbratile.
Schede di progetto
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Dettagli
Modello
Piano terra
Equilibrio compositivo
In campo lungo l’effetto è molto simile al trattamento e colorazione riservato all’intonaco dei prospetti della villa.
Il nuovo padiglione, al piano terra, ha delle generose aperture che vengono protette dall’azione solare da una pensilina a sbalzo. Tale aggetto viene creato come se i setti dell’involucro fossero stati tagliati e ripiegati a novanta gradi.
L’ampliamento con l’angolo svuotato
L’elemento è molto leggero e trattato in perfetta continuità con le altre superfici. L’interno dell’estensione, su ambo i piani, è un grande vano senza separazioni eccezione fatta per una scala lineare, che interessa l’intero fronte posteriore, e un setto centrale, sempre in calcestruzzo a vista.
Dettaglio delle decorazioni neoclassiche e contemporanee
Materia, energia, equilibrio
La scala in metallo che ripropone quella originaria
Sotto il profilo costruttivo il nuovo padiglione fa corrispondere l’involucro con la funzione strutturale.
Troviamo, infatti, un setto in c.a. di 25 cm che corre su tutto il perimetro. Internamente viene trattato con una controparete composta da un cavedio isolato, con 100 mm di lana di roccia e 30 di polistirene, e una chiusura con doppia lastra in cartongesso.
Nell’attacco a terra troviamo una soletta che viene completata con 170 mm di massetto in argilla espansa, utile sia a fini coibenti che per il passaggio degli impianti.
Superiormente è presente la stratigrafia tipica dei sistemi radianti a pavimento: barriera al vapore, strato isolante con matrice per la posa delle tubazioni e massetto in sabbia e cemento.
La finitura è stata realizzata in resina a base cementizia. Gli orizzontamenti, intermedio e di copertura, sono realizzato con elementi prefabbricati tipo predalles.
Al primo piano troviamo un intradosso in cartongesso e all’estradosso il pacchetto radiante e una pavimentazione in legno. In copertura, ancora un controsoffitto in lastre e superiormente uno strato coibente statico, in Stiferite Gt 120, lo strato di pendenza e il manto impermeabilizzante.
Il sistema radiante è alimentato da una pompa di calore coadiuvata da un impianto fotovoltaico, posto sulla copertura sub-orizzontale, che garantisce al nuovo complesso la completa autonomia energetica. Galeotti/Rizzato Architetti e mzc+ affrontano il tema del rapporto con una preesistenza storica con rispetto ma senza reverenza.
Gli interni
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L’arioso ambiente interno
Un locale interno della villa
Ci propongono un nuovo sistema insediativo, composto dalla volumetria contemporanea collegata alla villa neoclassica, che ricostruisce idealmente la tipica corte veneta, modello che univa la monumentalità della parte residenziale con l’austera semplicità dell’uso pratico e quotidiano della produzione agricola.
di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini
Galeotti/Rizzato Architetti. Da sinistra Massimo Galeotti ed Elisa Rizzato
Galeotti/Rizzato Architetti e mzc+
Abbiamo scelto di offrire un’interpretazione astratta della facciata per confrontarla con il ritmo classico della villa e instaurare così un dialogo fondato sulle proporzioni e sui segni distintivi del luogo.
Il progetto tende a fare emergere una continuità che trascende lo stile, riconoscendo nell’equilibrio compositivo il vero elemento di connessione.
Il cemento, materico e privo di orpelli, è per noi espressione di autenticità.
Non imita la villa storica, ma le si affianca con una tensione visiva e temporale che racconta il tempo dell’architettura.
Il rispetto per il passato si traduce in un confronto critico, in cui il nuovo non si sottomette ma si integra, proponendo una lettura consapevole del rapporto tra epoche.
Studio di architettura mzc+. Da sinistra, in piedi: Giuseppe Cangialosi, Mario Marchetti; seduto in primo piano, Fabio Zampiero