Case a 1 euro: riqualificazione Didea per Airbnb tra identità siciliana e design contemporaneo

Le atmosfere della Sicilia, luoghi incantanti che a volte rischiano la desertificazione a causa della mancanza di lavoro che allontana i giovani, trovano nuove occasioni di rilancio.

In uno dei borghi storici più emblematici della Sicilia, Sambuca, lo studio Didea firma un intervento che coniuga rigore progettuale, attenzione al contesto e vocazione internazionale.

Un progetto di riqualificazione e interior design che reinterpreta un frammento del borgo con sensibilità contemporanea, restituendo identità a un edificio abbandonato attraverso una sintassi sobria, essenziale, mai nostalgica.

Sambuca Airbnb entrata ©Chiara Zalla
Sambuca | Una entrata | ©Chiara Zalla

Committente dell’intervento è Airbnb, partner globale che ha riconosciuto in Didea un interlocutore capace di valorizzare l’autenticità del luogo senza ricorrere a stereotipi.

La collaborazione tra le due realtà si è fondata su una visione condivisa dell’ospitalità come esperienza culturale, compositiva e sensoriale.

In questo contesto, il progetto ha rappresentato per Didea un’occasione per affinare un metodo progettuale oggi applicato a tutte le sue attività — dal residenziale al retail, dall’hospitality agli spazi commerciali di ampia scala.

La provocazione del costo simbolico dell’immobile, parte dell’iniziativa pubblica delle Case a 1 euro, ha reso evidente la necessità di integrare alla qualità architettonica una pianificazione economica rigorosa, una gestione consapevole delle risorse e una sequenza operativa chiara e misurabile.

È proprio da questa esperienza che ha preso forma un modus operandi capace di affrontare la complessità dei progetti con strumenti trasversali, adattabili a contesti e committenze diverse.

Un approccio che riflette la visione dello studio, oggi attivo a Palermo e La Valletta, dove porta avanti interventi di respiro internazionale mantenendo una coerenza progettuale che supera i confini geografici.

Anima siciliana, spirito contemporaneo

L’edificio, risalente ai primi del Novecento e integrato nelle antiche mura del borgo storico di Sambuca, si presentava in stato di totale abbandono: solai crollati, umidità diffusa, impianti inesistenti.

Eppure, sotto le macerie, si intravedevano la qualità dell’ossatura originaria e una dignità architettonica che meritava di essere di essere riportata alla luce.

Didea interviene ricucendo con misura, rispettando la grammatica originaria della struttura e disegnando nuovi spazi sviluppati su tre livelli, essenziali e aperti.

Elemento fortemente connotante del progetto, le scale autoportanti in lamiera forata — nei toni brillanti del verde e del rosso — dialogano con la palette calda e polverosa delle superfici, evocando i colori del paesaggio e scandendo la verticalità della casa.

Gli ambienti voltati, le camere passanti e i solai in legno sono stati mantenuti, valorizzando l’identità tipologica dell’edificio.

La nuova configurazione restituisce interni fluidi, funzionali e intuitivi, capaci di accogliere viaggiatori da tutto il mondo in equilibrio tra linguaggio contemporaneo e identità del luogo.

Il valore della luce

La luce naturale, filtrata dalla lamiera delle scale e dalle superfici traslucide delle porte interne, diventa parte del progetto.

Le tonalità neutre delle finiture amplificano la percezione dello spazio e accolgono la luce in ogni momento del giorno, restituendo un’atmosfera calda, misurata, profondamente mediterranea, seguendo il ritmo del borgo e del paesaggio.

Progettare come atto sartoriale

Tutto è pensato su misura: dalle scale agli arredi integrati, ogni elemento è calibrato sulle proporzioni dell’ambiente e sulle necessità funzionali.

Didea evita soluzioni standardizzate, scegliendo invece un approccio sartoriale dove ogni dettaglio partecipa all’armonia d’insieme, in una coerenza che genera comfort e riconoscibilità.

Bellezza e sostenibilità, senza retorica

La sostenibilità non è ostentata, ma integrata con coerenza. L’uso di materiali naturali e traspiranti come la calce e la terra cruda migliora il comfort interno e contribuisce all’efficienza energetica, senza ricorrere a tecnologie invasive.

La scelta di valorizzare l’esistente, di lavorare con artigiani locali e con risorse del territorio dà forma a un progetto misurato, consapevole, in cui il rispetto per il luogo e per chi lo abiterà diventa principio guida.

Le case a 1 euro: un’opportunità che chiede visione

Dal Piemonte alla Sicilia, sono numerosi i comuni italiani che propongono immobili disabitati al costo di 1 euro. L’iniziativa, sempre più diffusa negli ultimi anni, nasce per contrastare il progressivo spopolamento dei borghi storici attraverso la riattivazione del patrimonio edilizio abbandonato.

A fronte di questo prezzo simbolico, l’acquirente si impegna a ristrutturare l’immobile entro un periodo stabilito — solitamente non superiore ai tre anni — presentando un progetto di riqualificazione entro sei-dodici mesi.

Un’opportunità concreta per chi desidera vivere in luoghi autentici, immersi nella storia e nel paesaggio, ma che richiede una visione lucida: gli edifici versano spesso in stato di grave abbandono, e la riqualificazione comporta investimenti, non commisurati al prezzo di acquisto, da pianificare con estrema attenzione.

Nel caso del progetto realizzato da Didea a Sambuca di Sicilia per Airbnb, la sproporzione tra valore d’acquisto e impegno esecutivo ha portato alla definizione di processo progettuale che coniuga qualità architettonica, sostenibilità e consapevolezza economica.

Un approccio che unisce analisi accurata dei costi e valorizzazione rispettosa dell’identità del luogo, dando forma a un’architettura consapevole, capace di misurarsi con la complessità del reale senza rinunciare alla qualità dell’abitare.

Nicola Andò | Co-fondatore Didea
Nicola Andò | Co-fondatore Didea

Nicola Andò | Co-fondatore Didea

Il recupero dell’esistente è già di per sé un atto sostenibile. A Sambuca abbiamo avuto l’opportunità di dare nuova vita a un’architettura vernacolare, espressione autentica del luogo, che rischiava di essere dimenticata, permettendole di continuare a raccontare la propria storia attraverso l’esperienza dell’abitare.

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