Architettura residenziale ibrida sulla costa adriatica: un progetto che sfida la tipologia e reinventa il contesto urbano

Un edificio ispirato al brutalismo e al paesaggio costiero, con terrazzi pensili, struttura mista e un attacco a terra aperto: De Amicis 154 ridefinisce il rapporto tra pubblico e privato nella città compatta

Le città poste sulla costiera adriatica sono tutte invariabilmente caratterizzate da una densità costruttiva notevole.

Anche uscendo dall’ambito della cosiddetta riviera roma­gnola, dove si dispiega un nastro continuo di edifici lungo 100 km, troviamo molti centri urbani cresciu­ti in modo tumultuoso fra gli anni ‘60 e ‘70 dello scorso secolo.

Pescara non fa eccezione

Pescara non fa eccezione: il costruito ha un ritmo serrato con pochi spazi verdi assediati da una sconfortante distesa di edifici anonimi.

Fra questi però spicca un’architettura brutalista, ideata dal professionista romano, Francesco Berarducci, caratterizzata da forti aggetti in calcestruzzo a vi­sta che creano ampi terrazzi.

Vista d’angolo del prospetto frontale e della foresta di metallo
Vista d’angolo del prospetto frontale e della foresta di metallo

L’esercizio di Vaccarini

Giovanni Vaccarini, architetto autoctono, quando viene incaricato della progettazione del complesso edilizio denominato De Amicis 154, nome mutuato dall’indirizzo del sito, si ispira, dichiaratamente, a tale esempio e, in generale, alla poetica del bravo architetto laziale.

Il tema principale del progetto è quello della ricer­ca di una vista privilegiata verso il mare. La nuova palazzina, rispetto al litorale, non si trova in prima fila e quindi deve confrontarsi con le volumetrie adia­centi e con quelle che si frappongono a un affaccio diretto.

Come in una foresta gli alberi competono per il sole sviluppandosi in altezza e torcendo i loro fusti alla ricerca spasmodica dei preziosi raggi della nostra stella, così De Amicis 154 si estroflette verso il cielo e si sbilancia verso il mare con arditi sbalzi.

Sotto il profilo tipologico, l’edificio è, di fatto, la sovrapposizione di 6 ville che vengono impilate a formare una grande millefoglie di 25 m di altezza.

Vaccarini aveva già sperimentato il tema della palaz­zina residenziale in un lotto posto a pochi isolati da questo, noto come Riviera 107.

L’edificio, ultimato due anni orsono, è altrettanto interessante sotto il profilo della resa estetica finale ma De Amicis 154 fa un passo oltre questo risultato sotto il profilo del rapporto col contesto.

In questo caso l’attacco a terra viene ridotto al minimo ingombro necessario per contenere gli elementi di risalita, l’accesso al piano interrato, 4 posti auto e pochi altri spazi comuni per l’impiantistica condominiale.

Il resto del sedime del lotto viene lasciato completamente aperto, privo di barriere fisiche e visive rispetto ai percorsi pubblici. Diviene pertanto uno spazio ibrido di interscambio dove non vengono tracciati limiti chiari fra il pub­blico e il privato.

L’unico indizio che ci viene dato è la differenziazione della pavimentazione, un getto in calcestruzzo disattivato, successivamente trattato con idrogetto per far emergere gli inerti che, sia vi­sivamente sia tattilmente, disegnano la proiezione a terra della sagoma della palazzina.

Nei piani superiori la superficie delle singole unità si dilata e si sporge fuori dalla sagoma naturale della palazzina.

Ogni villa è circondata da grandi terrazzi che ampliano percettivamente, e in termini di fruibilità, i limiti della casa.

I living proseguono in esterno con veri e propri giardini pensili che vengono attraversati da esili colonne in acciaio grigio ben visibili in facciata.

A un occhio più smaliziato risulta evidente il richia­mo a un’immagine tipica di questo tratto di costa: il trabucco.

Quest’architettura spontanea consiste di una piattaforma lignea protesa sul mare, ancorata alla costa mediante tronchi, da cui si allungano due o più bracci, le cosiddette antenne, che sostengono delle reti a maglie strette che vengono calate nell’acqua.

Tecniche costruttive ibride

Sotto il profilo costruttivo, questo trabucco urbano è un ibrido fra tecniche costruttive tradizionali ed evolute. La parte strutturale è prevalentemente realizzata in c.a., travi, pilastri e orizzontamento, tranne le colonne/tronco, visi­bili in facciata, che sono realizzate in acciaio.

Le velette e i parapetti dei terrazzi sono realizzati in una alternanza di elementi prefabbricati, in calcestruzzo fibrorinforzato, e barriere in la­miera forata.

Tutti i tamponamenti esterni e i divisori interni sono realizzati a secco con varie stratigrafie e tipologie di pannelli.

L’immagine complessiva è molto elegante con l’attacco a terra rivestito in lamiera giallo dorata e le masse murarie, e dei solai, in bianco cui si affiancano il grigio chiaro dei parapetti e della pilastrata.

Il tutto fortemente segnato dal profondo chiaro­scuro regalatoci dal battente sole abruzzese.

Ma questa è solo la veste diurna. La palazzina, appe­na scende il crepuscolo, si anima di un reticolo di strip-led, integrate nell’intradosso dei solai dei terrazzi e nel rivestimento del basamento, che ribalta la percezione delle volumetrie che sembrano fluttuare senza peso.

In un mondo dell’edilizia residenziale dove do­mina la logica speculativa per cui il progetto è un costo e non un valore, un intervento con De Amicis 154 spicca come un esempio virtuoso.

È infatti impossibile raggiungere questi esiti se non grazie al sinergico contributo di tutti gli attori del processo che, nel reciproco rispetto dei ruoli, mettono a disposizione il proprio pa­trimonio di esperienze.

Serve un imprenditore che investa sulla qualità, professionisti capaci e ispirati, come ha dimostrato di essere Giovanni Vaccarini, e imprese aperte all’innovazione e attente al dettaglio.

di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini

Giovanni Vaccarini | Fondatore studio Giovanni Vaccarini Architetti
Giovanni Vaccarini | Fondatore studio Giovanni Vaccarini Architetti

Giovanni Vaccarini | Fondatore studio Giovanni Vaccarini Architetti

La palazzina è una tipologia architettonica ibrida, anarchica per eccellenza, che ha dato luogo alla costruzione di interi brani del tessuto urbano.

Spesso associata a operazioni di speculazione immobiliare, nella sua evoluzione la palazzina ha però anche visto la realizzazione di opere magistrali, come quelle di alcuni tra i migliori architetti italiani del dopoguerra, come Luigi Moretti, Vincenzo Monaco, Amedeo Luccichenti, oppure Gio Ponti, Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti.

L’edificio di via De Amicis non è un palazzo ma non è nemmeno un villino. Si tratta di un ibrido, di una de-formazione che ha scardinato il consolidato rapporto tra tipologia edilizia e morfologia urbana proprio della città storica.

Così come accade in molte architetture della costa adriatica che di notte si trasformano in lucciole appariscenti, l’edificio di via De Amicis 154 veste un abito da sera luminescente.

Il progetto delle luci si ispira alla ‘presentosa’, un gioiello abruzzese di origine settecentesca, nel quale una serie di filamenti d’oro spiccano dalla parte centrale di un ciondolo a forma di stella.

Schizzo
Schizzo

 

La scheda

Committente: Elea srl
Progetto: Giovanni Vaccarini Architetti, Giovanni Vaccarini, Matteo Preite, Herman Carbonetti
Direzione lavori: Raffaele Mancinelli
Strutture: Lorenzo Rinaldi
Impianti elettrici e meccanici: Impianti Beta srl
Impresa edile: Elea srl
Info: www.giovannivaccarini.it
Instagram: @giovannivaccarini
Realizzazione: ottobre 2022 – marzo 2024
Foto: ©Studio Campo, Anna Positano, Gaia Cambiaggi

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