Con il quarto volume della collana Scritti di Electa, Roberta Valtorta torna in libreria con un’antologia che attraversa quarant’anni di riflessioni, studi e scritture dedicate alla fotografia di paesaggio.
Il libro, dal titolo La fotografia e il paesaggio, raccoglie una selezione di testi pubblicati tra il 1983 e il 2024, offrendo una panoramica profonda e articolata sul modo in cui la fotografia ha saputo raccontare, interpretare e interrogare il territorio.
Fotografia: lettura del paesaggio contemporaneo

La collana, curata graficamente dallo Studio Sonnoli, si distingue per ospitare voci fuori asse e inattuali, come quelle di Paolo Fossati, Paolo Volponi e Marco Vallora.
In questo contesto, Valtorta si inserisce con uno sguardo critico e appassionato, capace di intrecciare la fotografia con la letteratura, l’urbanistica, la sociologia e l’antropologia.
Il paesaggio, osservato attraverso l’obiettivo fotografico, diventa chiave di lettura della società: rivela l’economia, il potere, la storia, la cultura e l’animo umano.
Lo viviamo direttamente, lo immaginiamo nelle parole degli scrittori, lo riconosciamo nelle mappe, nelle cartoline, nei dipinti e nei film.
Ma è nella fotografia che si condensa la capacità di cogliere la complessità del territorio, soprattutto quando questo è segnato da processi di trasformazione e da una crescente antropizzazione.
Quarant’anni di saggi tra memoria, identità e trasformazione
I saggi raccolti nel volume testimoniano l’impegno costante dell’autrice nel leggere il paesaggio come spazio di identità e memoria.
Molti di questi testi sono nati in occasione di progetti pubblici promossi da istituzioni italiane e internazionali, seminari di studio, convegni e pubblicazioni su riviste d’arte, architettura e cultura visiva.
La fotografia di paesaggio, in questo corpus, non è solo documento, ma diventa strumento critico, linguaggio teorico e pratica collettiva.
Attraverso una scrittura lucida e appassionata, Roberta Valtorta ci guida in un viaggio che è anche una presa di coscienza: quella di un paesaggio sempre più compromesso, travolto da un’economia globale e distruttiva, ma ancora capace di raccontare speranze, visioni e possibilità.