Cave ed economia circolare: il report Legambiente 2025

Il settore estrattivo italiano tra sostenibilità, riciclo e riforme normative: dati, criticità e buone pratiche.

Nel cuore dell’economia circolare, anche il settore estrattivo può giocare un ruolo decisivo.

Ma per farlo, serve un cambio di rotta profondo: ridurre il prelievo di materiali, mitigare l’impatto delle cave sul paesaggio, valorizzare quelle dismesse attraverso interventi di ripristino ambientale e promuovere il recupero e riciclo degli aggregati.

È questo il messaggio che Legambiente rilancia con forza nel Report Cave 2025, presentato a Ecomondo in collaborazione con Fassa Bortolo.

Il settore estrattivo italiano: numeri e tendenze

Copertina Report CaveIl documento fotografa un settore in evoluzione: in Italia, complice la crisi dell’edilizia, il numero di cave autorizzate è sceso a 3.378, con un calo del 51,3% rispetto al 2008 e del 20,7% rispetto al 2021.

Tuttavia, i prelievi di materiali non accennano a diminuire. La sabbia e la ghiaia raggiungono i 34,6 milioni di metri cubi annui (+18,5%), mentre il calcare quasi raddoppia, toccando i 51,6 milioni di metri cubi (+92,5%).

In controtendenza, le pietre ornamentali calano a 5,5 milioni di metri cubi (-11,3%).

Prelievi in crescita, canoni troppo bassi: il nodo economico

Nonostante questi volumi, i canoni di concessione rimangono irrisori: in alcune Regioni si pagano meno di 50 centesimi al metro cubo, e in Basilicata e Sardegna non sono previsti affatto.

Il ritorno economico per le casse pubbliche è modesto, inferiore ai 20 milioni di euro. Secondo Legambiente, applicando tariffe simili a quelle britanniche (pari al 20% del valore di mercato), si potrebbero generare fino a 66 milioni di euro, colmando un divario di 46,5 milioni di entrate annue mancate.

Le tre priorità di Legambiente per la sostenibilità

Il censimento delle cave dismesse mostra un lieve aumento: sono 14.640 (+3,5%), ma solo una piccola parte è oggetto di ripristino ambientale. Da qui, Legambiente individua tre priorità strategiche per rilanciare il settore in chiave sostenibile:

  1. recupero e riciclo degli inerti: incentivare la trasformazione dei materiali da demolizione in alternative agli aggregati tradizionali, ridurre il conferimento in discarica, garantire la tracciabilità, introdurre la demolizione selettiva negli appalti pubblici e fissare obiettivi di recupero e formazione per gli operatori.
  2. canone minimo nazionale: stabilire un canone pari almeno al 20% del valore di mercato per i materiali estratti, per garantire equità nell’uso delle risorse, finanziare il ripristino dei siti e incentivare l’uso di materiali riciclati.
  3. tutela del territorio: rendere obbligatoria l’approvazione e l’aggiornamento dei Piani per le Attività Estrattive (Prae), ancora assenti in sei Regioni e una Provincia Autonoma, regolando prelievi, uso di materiali riciclati, estrazioni sostenibili e controlli contro le infiltrazioni criminali.

Esempi virtuosi di riciclo e recupero in Italia

Il report raccoglie anche esempi virtuosi di gestione sostenibile, come la demolizione selettiva dell’Ospedale Misericordia e Dolce di Prato (con il 98% dei materiali recuperati) e il progetto Corti di Medoro di Ferrara (oltre il 99% dei rifiuti riciclati).

 

Alcune cave dismesse sono state trasformate in spazi verdi e culturali, come il Parco delle Cave di Brescia, quello di Marco Vito a Lecce e l’Eden Project in Cornovaglia.

Presentazione del rapporto di Legambiente e Fassa Bortolo
Presentazione del rapporto di Legambiente e Fassa Bortolo

Il ruolo di Fassa Bortolo

Dal 2017, Legambiente collabora con Fassa Bortolo per promuovere l’uso di materiali sostenibili in edilizia, attraverso attività di divulgazione e sensibilizzazione.

I dati del report mostrano che 1.678 Comuni italiani ospitano almeno una cava autorizzata, con Lombardia, Veneto e Puglia in testa. Per le cave dismesse, spiccano Lombardia (oltre 3.100), Toscana (2.400), Puglia (2.000) e Piemonte (1.847).

Riciclo degli inerti: Italia indietro rispetto all’Europa

Infine, il riciclo degli inerti in Italia è ancora limitato rispetto a Paesi come Germania, Regno Unito, Francia e Paesi Bassi. Si stimano tra i 2.000 e i 3.000 impianti autorizzati, concentrati soprattutto nel Centro-Nord.

Il Report Cave, attivo dal 2008, incrocia dati regionali e Istat per monitorare ogni quadriennio l’evoluzione del settore, offrendo una visione aggiornata degli impatti economici e ambientali, del quadro normativo e delle opportunità legate all’economia circolare.

L’edizione 2025 è stata presentata a Rimini alla fiera Ecomondo, con la partecipazione di esperti e rappresentanti istituzionali.

Giorgio Zampetti | Direttore generale Legambiente
Giorgio Zampetti | Direttore generale Legambiente

Giorgio Zampetti | Direttore generale Legambiente

È inaccettabile che un settore con forti impatti ambientali ed economici sia ancora regolato da un decreto del 1927, basato su un approccio datato e che trascura le ricadute sui territori (in termini di polveri, risorsa idrica e suolo, rumore e vibrazioni, paesaggio, ecosistemi naturali).

Governo e Regioni adottino una visione nuova, capace di favorire innovazione, rilancio dei distretti produttivi e nuovi green jobs nel riciclo dei materiali da costruzione. Le capacità tecnologiche e le esperienze di imprese attive in tal senso non mancano.

Serve una legge quadro che preveda il monitoraggio delle cave attive e dismesse, che introduca regole uniformi per tutelare il territorio, Valutazione di Impatto Ambientale obbligatoria, recupero ambientale e divieto di attività in aree sensibili, incentivi all’uso di materiali riciclati rispetto alle materie vergini.

Lorenzo Bernardi | Direttore Ambiente, Salute e Sicurezza Fassa Bortolo
Lorenzo Bernardi | Direttore Ambiente, Salute e Sicurezza Fassa Bortolo

Lorenzo Bernardi | Direttore Ambiente, Salute e Sicurezza Fassa Bortolo

Per noi, attività estrattiva e recupero ambientale non sono fasi distinte, ma un unico processo integrato. Oltre tre secoli di esperienza ci hanno insegnato che solo investendo a monte su tecnologie innovative, una pianificazione attenta e una gestione responsabile delle risorse è possibile ottenere risultati concreti, capaci di coniugare davvero lo sviluppo umano con la tutela dell’ambiente.

La partnership quasi decennale con Legambiente nasce proprio da queste basi comuni, dalla consapevolezza che lavorare nel rispetto del territorio non è solo una questione di etica, ma un’opportunità che genera valore: un modello virtuoso che merita di essere condiviso e promosso come buona pratica per l’intero settore.

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