Cemento e legno, la coppia perfetta per il complesso Vattenfall di Berlino

Vista di insieme dell’atrio del Carré, con le scenografiche rampe di scale sospese e la struttura a losanga della copertura in EFTE

Il progetto per la sede tedesca di uno dei più importanti fornitori di energia svedesi, Vattenfall, è stata l’occasione per mettere al centro gli obiettivi aziendali partendo dalla realizzazione della propria casa. L’azienda, infatti, ha come traguardo il progressivo abbandono delle fonti fossili e la riduzione consistente nelle emissioni di Co2 nell’atmosfera.

Lo studio Tchoban Voss, supportato da Buro Happold, ha raccolto la sfida di elaborare una coppia di edifici per una superficie complessiva di 32 mila metri quadri che possa definirsi sostenibile nel concetto più esteso possibile di ciclo vita (Lca, Life Cycle Assessment), adottando un approccio guidato dalla strategia cradle to cradle (dalla culla alla culla), ovvero minimizzare i materiali che hanno come fine vita il conferimento a rifiuto.

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Uno schizzo dell’atrio dell’architetto Sergei Tchoban. courtesy ©TchobanVossArchitekten

Partendo dal termine del percorso, l’edificio ultimato, i progettisti possono affermare di essere riusciti negli intenti, almeno considerando la certificazione ottenuta Dgnb Platinum (German Sustainable Building Council), con l’ulteriore precisazione di aver rispettato il 95,4% dei criteri di assegnazione del punteggio, il grado più alto mai raggiunto in Germania da un edificio. I criteri non sono solo relativi ai consumi energetici attivi, ma a tutto il ciclo di vita dell’edificio, dalla sua costruzione alla sua dismissione considerando sia aspetti ecologici che sociali. Si tratta, inoltre, del primo edificio che utilizza nella sua totalità materiali censiti dal Madaster, un database internazionale di materiali certificati per le loro proprietà in termini di riciclabilità e riutilizzabilità.

Uno degli elementi chiave della buona riuscita del progetto risiede nella scelta costruttiva della struttura in legno ibrida, che consiste nell’utilizzo combinato di elementi strutturali in glued laminated timber (le colonne perimetrali, in legno lamellare) e in calcestruzzo armato prefabbricato (travi e pilastri interni), ma soprattutto nell’utilizzo di solai ibridi calcestruzzo-legno. Questa tecnologia, in crescente diffusione, consente di avere solai molto sottili e leggeri, con una consistente riduzione nel peso complessivo dell’edificio (dato che, come conseguenza, anche pilastri e fondazioni sono ridotti nelle dimensioni).

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La facciata principale dell’edificio denominato Solitaire, la cui rigida maglia compositiva è rivestita da pannelli cemento fibrorinforzato di colore chiaro
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Una sezione trasversale, la pianta del piano terra e, in basso a destra, la planimetria dell’intervento

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Può sembrare un aspetto secondario, ma in termini di emissioni di Co2 la leggerezza di un edificio è un elemento cardine lungo tutta la filiera della produzione, del trasporto e dell’assemblaggio. Si può parlare di assemblaggio considerando che quasi tutti gli elementi costruttivi sono prefabbricati e modulari, pensati per ottimizzare il processo produttivo, in accordo alla specifica tecnica sviluppata e codificata da Cree, uno degli appaltatori coinvolti nell’edificazione.

Il passo dei pilastri in facciata di 2,7 metri, per esempio, è dettato dalla ripetizione del modulo della massima dimensione movimentabile con trasporti standard per i solai prefabbricati calcestruzzo-legno. Tutte le scelte così orientate alla modularità dei componenti prefabbricati hanno come obiettivo la riduzione dei tempi di costruzione. Il tempo è un altro elemento fondamentale, ma spesso trascurato, nel considerare l’impatto della Co2 prodotta durante tutto il ciclo produttivo di un nuovo edificio.

Particolare attenzione è posta anche alla gestione dei consumi energetici, sia da un punto di vista del comfort termico (gestito puntualmente con soffitti radianti smart, anch’essi modulari e prefabbricati) sia dal punto di vista dell’ottimizzazione della luce naturale come fonte primaria, optando per vetrate a tutta altezza negli uffici (opportunamente schermate da lamelle impacchettabili esterne), per una copertura traslucida in Efte nel grande atrio centrale dell’edifico a corte e per facciate continue in vetro agli ingressi al piano terra e in alcune sale comuni, ben riconoscibili nella facciata esterna.

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Un dettaglio del giunto tra la struttura in legno lamellare di copertura e facciata continua in vetro nella terrazza all’ultimo piano del Carré
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Un dettaglio del sistema di copertura del grande atrio

Analizzando proprio la facciata si possono poi trarre alcune considerazioni su come gli aspetti tecnologici abbiano influenzato scelte e motivi compositivi. Sebbene i due edifici, uno a corte chiamato Carré e uno a parallelepipedo chiamato Solitaire, siano dotati di una notevole eleganza nelle proporzioni e abbiano un interessante lavoro sulle cromie dei pannelli esterni in cemento fibrorinforzato, appaiono piuttosto massive sono a tutti gli effetti grandi macchine funzionali.  Il passo, le dimensioni delle vetrate, la modularità, i materiali impiegati e le schermature sono tutti elementi che, come detto, si rifanno a esigenze di ottimizzazione delle prestazioni, regolando di conseguenza anche gli aspetti formali.

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Vista notturna dell’edificio denominato Carré che mette in risalto le numerose trasparenze dalle quali, durante il giorno, entra luce naturale in abbondanza
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L’atrio del Carré, con spazi comuni e sedute informali che si snodano attorno ai grandi pilastri arboriformi in legno lamellare

All’interno degli edifici questo rigore si stempera, con licenze compositive a volte frutto della pura creatività, come le scenografiche scale sospese nell’atrio, poggiate su pilastri arboriformi in legno lamellare o il motivo a losanga della struttura di copertura dell’atrio. Altre volte sono in ogni caso guidate da ragioni tecnico-prestazionali. È il caso delle numerose componenti strutturali in legno a vista che, oltre a essere un ottimo materiale isolante, ha la proprietà di trattenere a lungo il calore accumulato, restituendolo costantemente, in questo caso anche in maniera figurata: gli uffici sono infatti caratterizzati da un aspetto caldo e accogliente non comune per ambienti di lavoro standard.

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Una vista interna di uno degli uffici, dove i dettagli a vista della struttura ibrida e le finestre terra-cielo restituiscono un’immagine decisamente confortevole per uno spazio di lavoro

 

L’edificio Edge si pone così come stato dell’arte delle tecnologie per la sostenibilità ambientale applicata al costruito e sicuramente il futuro delle costruzioni seguirà questo solco, con evoluzioni tecnologiche, ma anche architettoniche, ancora difficili da immaginare. Sustainable è una delle tre parole cardine del New European Bauhaus, programma europeo di ricerca, promozione e diffusione di una nuova cultura costruttiva che, con le altre due parole chiave Together e Beautiful, vuole mettere in sinergia l’ambiente con gli aspetti sociali ed estetici dell’architettura.

di Riccardo Maria Balzarotti, Politecnico di Milano (da YouBuild n. 26)

 

LA SCHEDA

Cliente: SXB / EDGE
Luogo: Suedkreuz, Berlino, Germania
Anno: 2022
Progetto: Tchoban Voss Architekten
Architetto: Sergei Tchoban
Paesaggista: service stages 1-4, hochC Landschaftsarchitektur, Berlin; service stage 5, granz + zecher architekten GmbH, Berlin
Strutture: Buro Happold GmbH, Berlin; BIT Buero fuer integrale Tragwerksplanung GmbH, Berlin
Building technology: Buro Happold GmbH, Berlin
Fotografie: © HG ESCH

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