La complessità del clima mediterraneo
per l’architettura

Il Mediterraneo è uno specchio d’acqua di 2,51 milioni di chilometri quadrati con uno sviluppo costiero di 46 mila chilometri, sul quale si affacciano circa 450 milioni di persone. Dotato di un clima straordinario, che si ritrova in pochi luoghi del pianeta (qualche tratto costiero della California, uno spicchio di Sud Africa, piccole aree del Cile e dell’Australia), raccoglie una diversità biologica unica al mondo e da almeno 3 mila anni ha visto fiorire civiltà  diverse, che hanno sempre mantenuto forti rapporti culturali e di scambio tra di loro. Tanto da poter considerare comuni alcuni elementi non solo nell’architettura, ma nel sapere in generale, almeno sulla sponda settentrionale di questo mare che attualmente definisce i confini meridionali dell’Unione Europea.

Nelle regioni del Mediterraneo si potrebbe pensare che le condizioni climatiche influenzino l’architettura in maniera meno importante rispetto ai climi estremi che caratterizzano i Paesi del Nord o gli ambienti desertici. Invece, proprio nei climi in cui i problemi sono molteplici e le variazioni più lievi, la complessità del controllo aumenta, le soluzioni risultano maggiormente legate al microclima locale specifico e agli aspetti di cultura materiale.

La complessità del clima mediterraneo ha portato a definire soluzioni per il controllo ambientale molto articolate per risolvere necessità termiche e luminose spesso conflittuali tra di loro, come la necessità contemporanea di illuminazione e riscaldamento nel periodo invernale e la protezione dalla radiazione solare nel periodo estivo.

Un’esemplare risposta a questa complessità  climatica è la finestra mediterranea con infisso vetrato, persiana con lamelle mobili all’esterno, anta interna per migliorare le prestazioni di isolamento termico e, a volte, tenda interna o esterna e aggetto in facciata. La molteplicità  dei controlli possibili offerti da questa successione di elementi permette di raggiungere buone condizioni di comfort  interno anche con condizioni climatiche estremamente variabili non solo rispetto all’alternarsi delle stagioni, ma anche nella stessa giornata.

Non ci si limita alla sola finestra in facciata. Serre, logge, lucernari, oculi, lanterne, torri di ventilazione, condotti di illuminazione, hanno intriso l’architettura del Mediterraneo di valori ambientali, donandole complessità, ricchezza e a volte un pizzico di magia. Molto spesso, però, la lettura di questi dispositivi si è limitata al loro valore simbolico e semantico, senza comprenderne a fondo le modalità  e le potenzialità  di controllo che, in realtà, sono in grado di offrire.

D’altra parte, la letteratura tecnica ha focalizzato la propria attenzione al singolo elemento o componente edilizio di controllo senza riuscire a riportarne il comportamento a sistema, che è proprio del progetto di architettura. Abbiamo quindi le informazioni base per dimensionare un aggetto, una serra e un condotto di ventilazione, ma difficilmente siamo in grado di comprendere il
funzionamento ambientale delle architetture.

In generale, possiamo sostenere che nel Mediterraneo il controllo delle condizioni ambientali non avvenga attraverso singoli componenti edilizi (muri massivi o isolati, finestre ombreggiate), ma nella giustapposizione di elementi e ambienti adiacenti in cui si ha una variazione continua delle condizioni termiche e luminose.

La sequenza di elementi di mediazione climatica tra interno ed esterno permette la creazione di microclimi favorevoli che vengono vissuti prevalentemente in determinati periodi dell’anno o della giornata e con modalità specifiche: patio, portico, galleria, umbracolo, veranda, preingresso, loggia, definiscono questa ricchezza spaziale a cui spesso corrisponde una altrettanto ricca strutturazione delle attività  e delle relazioni sociali.

Sotto un portico ci si ferma a discutere e si prende un caffè  protetti dall’aggressivo sole estivo o ben riparati dalla pioggia e in condizioni termiche generalmente migliori anche nel pieno dell’inverno. Le condizioni ambientali sotto i portici permettono il fiorire del commercio minuto, mentre dagli spazi privati di preingresso delle case di paese si affacciano le anziane signore che dialogano con le vicine che si trovano al di là della strada, anch’esse ben protette dalla semioscurità e dalla privacy del proprio preingresso.

La stessa struttura gerarchica della città antica, con strade-edifici e spazi pubblici-spazi privati, diventa molto più  ricca e articolata in un intrico di androni, corti, passaggi coperti e ingressi di cui si
fatica a capire la precisa collocazione e appartenenza. Proprio questa complessità ha reso possibile un efficace controllo delle condizioni ambientali nelle città del Mediterraneo ed è tale da far pensare che la città e la civiltà mediterranea affondino le proprie radici nella penombra (termine praticamente incomprensibile a chi vive nel Nord Europa).

Come avrebbe potuto nascere la democrazia ad Atene, infatti, se non ci fossero stati i portici sotto cui incontrarsi e discutere? E come sarebbe possibile discutere e confrontarsi in maniera pacata e attenta in una torrida e abbagliante giornata estiva greca in assenza di elementi di mitigazione e controllo?

di Alessandro Rogora, Politecnico di Milano (da YouBuild n. 22)

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