La sostenibile leggerezza delle facciate ventilate
per il retrofit delle città

Oramai da molti anni l’intervento sul costruito è diventato il tema fondamentale sul quale, nel settore delle costruzioni e non solo, si svolge la maggior parte dell’attività di ricerca scientifica in ambito universitario e con maggiore accentuazione sperimentale nelle aziende della filiera produttiva. Tali attività si sviluppano in modo articolato alle diverse scale, da quella territoriale urbana a quella dei manufatti edilizi, ai subsistemi tecnologici fino ai singoli componenti.

Le motivazioni sono evidenti, soprattutto nei contesti occidentali più evoluti: le aree urbanizzate, nelle quali vive la maggior parte della popolazione, sono sempre più densamente costruite con sistemi insediativi pluristratificati, testimonianza della storia costruttiva e in generale della storia di quei luoghi e delle persone che li hanno abitati. Quindi, in termini quantitativi, il costruito ha un peso notevole e necessita di cura e manutenzione per essere conservato in condizioni adeguate per la fruizione sia dal punto di vista igienico sanitario e del confort ambientale sia da quello estetico e percettivo.

facciata-ventilataIl patrimonio edilizio, in particolare quello costruito precedentemente agli anni Sessanta, che in Europa è superiore al 50% delle costruzioni, è responsabile di circa il 40% dell’emissione di gas serra e necessita per il suo funzionamento di oltre il 30% dell’energia che viene prodotta a livello mondiale. In questa logica la riqualificazione energetica è un passaggio fondamentale per il perseguimento degli obiettivi esplicitamente espressi dalle direttive europee, orientati alla riduzione dell’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili e delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Gli avanzamenti della ricerca hanno portato alla produzione di sistemi edilizi in grado di attenuare questi problemi con soluzioni tecniche particolarmente efficaci.

Sostanzialmente, le soluzioni che possono essere utilizzate a livello di involucro edilizio e paramento esterno sono di due tipi: i cappotti più o meno tradizionali, i cosiddetti sistemi Etics (External Thermal Insulation Composite System), inventati in Germania negli anni Sessanta e costituiti da un sistema composito di componenti già provvisto di un rivestimento di finitura. Le sperimentazioni più recenti consentono la produzione di cappotti con alte prestazioni con sezioni molto ridotte, anche al di sotto del centimetro di spessore, cercando quindi di ridurre il più possibile l’incremento dei muri perimetrali degli edifici e di limitare la modificazione morfologica e compositiva dei prospetti.

L’altra soluzione è la facciata ventilata, sistema montato a secco indubbiamente più raffinato che abbina l’isolamento termico a cappotto con i vantaggi derivanti dall’effetto camino che si determina grazie alla circolazione dell’aria compresa tra l’isolamento e il paramento esterno. È una circolazione naturale dovuta alla diversa depressione dell’aria contenuta nell’intercapedine rispetto a quella esterna. I vantaggi sono notevoli sia dal punto di vista delle prestazioni che della messa in opera e delle manutenzioni.

Un sistema relativamente semplice costituito da una intelaiatura, fissata direttamente alla parete perimetrale, che regge il paramento esterno, consente la sperimentazione di molteplici soluzioni con l’utilizzo di una notevole gamma di materiali assemblabili con soluzioni e forme delle più eterogenee.

La facciata ventilata è molto utilizzata per le nuove costruzioni, sia destinate al terziario sia alla residenza plurifamiliare, meno per gli edifici di piccole dimensioni e, soprattutto, non ancora sfruttata al meglio delle sue potenzialità negli interventi di retrofit del costruito. Il tema della riqualificazione del costruito merita un adeguato approfondimento soprattutto con riferimento al contesto italiano e europeo.

Approfondimento da sviluppare con approccio laico, contemporaneamente attento alle esigenze culturali, parte integrante della vita, ma anche dei necessari bisogni della contemporaneità. Dato per scontato che gli edifici vincolati non possono essere oggetto di interventi di retrofit, se non parziali e con metodi e tecniche non invasive, pena la loro trasformazione e perdita dei valori stessi per i quali hanno ottenuto il vincolo, e che esistono edifici che sono comunque palesemente rappresentativi di un’epoca e quindi sono una ricchezza che caratterizza il nostro paesaggio urbano e pertanto da preservare, per la maggior parte del patrimonio edilizio esistente la riqualificazione energetica potrebbe trasformarsi in una occasione non solo di miglioramento delle prestazioni del manufatto, come richiesto dalle normative europee, ma anche di innalzamento della qualità estetica del singolo edificio e di conseguenza del paesaggio delle città, specie nelle aree periferiche dei centri urbani.

In questa logica, l’utilizzo di sistemi a facciata ventilata, ancor più che quelli a cappotto (in fondo soluzioni molto tradizionali), grazie alle interessanti opzioni tecniche e alle innovative sperimentazioni, consentirebbero una riconfigurazione con materiali e linguaggi contemporanei di intere porzioni di città. Questi interventi, se correttamente progettati, potrebbero essere ampiamente utilizzati nelle aree marginali delle città, luoghi spesso caratterizzati da bassa qualità architettonica, e costituire il traino per interventi di riqualificazione più diffusa. È però importante che il retrofit e gli strumenti e le tecnologie a disposizione non siano interpretati solo come avanzamenti prestazionali ma, con un cambiamento dell’approccio culturale, anche come occasioni di riqualificazione architettonica dei luoghi dell’abitare. Le sollecitazioni e gli obblighi» definiti delle istituzioni europee sono orientati anche e soprattutto in questa direzione.

 

di Matteo Gambaro, Politecnico di Milano (da YouBuild n.19)

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