Architettura Milano: quattro progetti di recupero, tra storia e innovazione

Ecco alcuni degli ultimi interventi di recupero e ristrutturazione a Milano dell’architetto Paolo Asti, uno dei professionisti più noti che opera nel real estate, che in un’intervista a YouBuild spiega anche perché non servono progetti bizzarri per innovare.

Via Torino: un sagrato laico per nobilitare il paesaggio

In via Torino, strada commerciale del centro di Milano, la maggior parte degli interventi è realizzata nel rispetto della cortina edilizia. «Questo è quello che vuole la città: un tessuto urbano compatto a cortina», spiega l’architetto Paolo Asti. «Il Pgt è estremamente rigido da questo punto di vista. Abbiamo delle casistiche prestabilite, la città è divisa per colori e a questi colori corrispondono delle possibilità di intervento, più le linee guida da seguire per le altezze massime. Per via Torino siamo invece riusciti a derogare dagli strumenti urbanistici e arretrare il prospetto dell’edificio non rispettando la continuità della cortina edilizia. Per noi era peculiare far passare il concetto dell’importanza dell’arretramento che nobilitasse il passaggio, creando quindi una sorta di sagrato laico che, allo stesso tempo, enfatizzasse ciò che è arretrato».

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Facciata del nuovo edificio prospiciente Via Torino (Milano) con rivestimento in ceppo lombardo. La facciata si pone in continuità con la cortina stratificata di Via Torino con una rilettura architettonica contemporanea. Le otto campiture si alleggeriscono agli angoli, svuotati e realizzati in ferro e vetro

Il progetto, in parte di recupero e in parte di nuova ricostruzione, ricuce un vuoto urbano che si era creato a seguito dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Le bombe avevano devastato buona parte del centro del capoluogo lombardo e in particolare la zona alle spalle di via Torino. Particolarmente interessante è la costruzione del nuovo edificio prospiciente alla strada, arretrato rispetto alla linea di cortina e sviluppato a seguito di un’attenta analisi compositiva degli elementi architettonici dell’intorno, che si pone quindi in continuità con la cortina stratificata di via Torino risolvendo in chiave architettonica contemporanea il suo disegno. La facciata riprende i canoni compositivi della via, con i primi due piani a destinazione commerciale accentuata dalla prevalenza dei vuoti sui pieni, mentre ai piani superiori, con destinazione terziaria, inverte il rapporto prediligendo l’aspetto pesante della muratura, rivestita in ceppo lombardo. Il disegno unitario della facciata è risolto in otto campate che si alleggeriscono ai due angoli contrapposti vetrati, svuotati di materia, per un impatto finale di grande leggerezza.

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Il rapporto tra vuoti e pieni della facciata si inverte ai piani alti

L’intervento, sempre rispettoso del contesto, ha saputo valorizzare le preesistenze storiche, sottoposte a un intervento di conservazione. La facciata storica su via Lupetta è stata recuperata e consolidata fino ai due piani fuori terra, mentre il piano terzo e quarto, quasi completamente crollati, sono stati integrati con un linguaggio classico moderno che ha mantenuto l’impaginato storico ma semplificato delle decorazioni. La facciata su via della Palla viene invece rivisitata come pura quinta scenica secondo il linguaggio formale dell’intorno e liberata dalle superfetazioni realizzate negli anni.

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Fronte su Via Lupetta, Milano: elemento storico appartenente al palazzo del XVIII secolo sottoposto a vincolo monumentale e salvaguardato dal progetto di recupero
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Particolare di un interno dell’edificio del XVIII secolo nel quale sono state conservate le murature in mattoni

Piazza Edison: recupero della sede dell’ex Banca di Roma

L’edificio della sede della ex Banca di Roma è stato progettato a cavallo tra gli anni ’30 e gli Anni ’40 dall’architetto Cesare Scoccimarro, un’importante e monumentale presenza, che si inserisce nelle finalità del Piano Beruto, e poi recepite dal regime fascista, di sfoltimento e riorganizzazione del nucleo storico con l’obiettivo di realizzare nuove piazze, allargare le strade e dare alla città una veste adeguata a un centro finanziario. Il recupero dell’edificio a pianta triangolare in piazza Edison sintetizza il modus operandi dello Studio Asti: interventi di riqualificazione in grande scala su edifici di importanza storica ma quasi sussurrati, senza gesti invasivi e molto rispettosi dell’esistente.

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Fronte su Piazza Edison (Milano), oggetto di un intervento di restauro conservativo delle lastre in pietra d’Istria e granito

L’obiettivo della proprietà era quello di riqualificare l’immobile, a seguito dello spostamento degli uffici di Unicredit in zona Porta Nuova, e riaffittarlo a più conduttori. La nuova natura di edificio multitenant ha comportato un frazionamento a tutti i piani con importanti modifiche dei layout interni e con una rivisitazione delle parti comuni. I nuovi divisori interni sono stati realizzati in gasbeton, in cartongesso o pareti mobili per non gravare sulle solette esistenti. Particolare importanza è stata data al miglioramento estetico degli esterni, sia attraverso opere di manutenzione e ripristino delle finiture sia con opere di mitigazione visiva e parziale spostamento degli impianti e dei canali impiantistici. Le macchine principali esistenti poste in copertura sono state rimosse e installate nuove centrali tecnologiche negli interrati, poste nuove UTA, una per ciascun piano, in un cavedio tecnico esistente all’interno del corpo prospiciente piazza Edison.

Le facciate esterne sono state restaurate, secondo un progetto di consolidamento del rivestimento esistente in lastre di pietra d’Istria e granito. Il restauro, volto a mantenere inalterate le caratteristiche originarie della facciata, ha interessato sia le superfici di rivestimento che il sistema di ancoraggio e di coesione delle lastre di marmo. Le facciate della corte interna sono state oggetto di opere di manutenzione straordinaria volte a migliorare la percezione dagli spazi che vi si affacciano, anche lo spazio interno è stato ridefinito con un nuovo assetto a giardino, tipico degli edifici a corte milanesi. Per migliorare le prestazioni energetiche, è stato realizzato un sistema di isolamento a cappotto, interno in corrispondenza delle facciate esterne ed esterno in corrispondenza delle facciate interne alla corte, oltre alla sostituzione di tutti i serramenti realizzati in legno di rovere naturale, come gli originali, e tinteggiati di bianco per gli interni.

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La corte interna ridefinita a giardino

Corso Matteotti: ristrutturazione di un’icona del razionalismo italiano

Gio Ponti passa il testimone a Paolo Asti per la ristrutturazione dell’edificio per uffici in Corso Matteotti, un’icona del razionalismo italiano progettata dal maestro nel 1936. La facciata esterna è stata oggetto di un attento intervento di ripristino mentre gli interni sono stati adattati alle nuove esigenze di un moderno spazio di lavoro. Lo studio Asti ha saputo mantenere la poetica originaria del progetto con interventi rispettosi dell’importanza di un contesto come quello di Corso Matteotti ma, allo stesso tempo, ha raggiunto alti livelli di performance dal punto di vista del comfort interno.

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La facciata dell’edificio in Corso Matteotti (Milano), impreziosita dalle lastre in marmo di Musso

Grande attenzione è stata data all’efficientamento energetico per ottimizzare le spese di gestione, quindi si è lavorato sulla sostituzione degli impianti, dei serramenti e di tutte le vetrate opzionando soluzioni basso emissive. Mentre in esterno si è mantenuto il linguaggio originale, i prospetti interni sono caratterizzati da una maggior libertà progettuale: la pietra di Vicenza si alterna a rivestimenti in spider glass, brise soleil in acciaio schermano gli impianti in copertura e una scenografica galleria vetrata funge da collegamento per i piani alti, dove si sviluppano gli uffici open space completamente vetrati.

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Particolare della glass gallery che consente l’accesso agli uffici open space degli ultimi piani

Via Bellotti: ristrutturazione di un edificio anni ’60

È sempre l’equilibrato dialogo con la preesistenza che guida l’intervento di ristrutturazione di un edificio degli anni ’60 in zona Porta Venezia. Senza una particolare specificità architettonica, con un basamento in pietra e un’elevazione rivestita in klinker colore azzurro, acquista una nuova dignità estetica e funzionale con una traslazione di SLP e la realizzazione di un collegamento dei due corpi esistenti che garantisce lungo via Bellotti il senso di continuità del costruito, tipico della zona, pur non negando la presenza del giardino di ingresso preesistente.

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Fronte su via Bellotti (Milano). Le facciate sono caratterizzate da profonde bucature, che creano un grande gioco di chiari-scuri ottenuti con l’ispessimento dei muri perimetrali

Il progetto mantiene la disposizione a U dei tre edifici originali ma ne modifica i volumi, alzando un corpo di un solo piano a livello degli edifici storici contigui. Il piccolo spazio esterno, prima asfaltato, diventa giardino di accesso e raccorda il piano strada al livello di ingresso posto a 1,80 metri. Carattere distintivo dell’intervento sono le facciate sulle quali si è effettuato un vero e proprio lavoro scultoreo; le facciate piatte degli anni ’60 si trasformano in un trionfo di chiaro-scuri grazie alle profonde bucature e svasature sui lati dei serramenti ottenuto tramite l’ispessimento dei muri perimetrali.

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Particolare delle scale interne
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La corte di accesso

(Laura Verdi)

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