Bim, l’ultima frontiera della progettazione integrata

Il Bim – Building information modelling, altrimenti noto come modellizzazione elettronica delle informazioni edili, rappresenta l’ultima frontiera della progettazione integrata, l’evoluzione verso un nuovo flusso di lavoro che coinvolge l’intera filiera edile. Il Bim è un metodo collaborativo che consente di integrare in un unico modello le informazioni utili in ogni fase della progettazione, da quella architettonica a quella strutturale, da quella impiantistica a quella energetica e gestionale.

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Di Bim oramai si parla da anni. Era ancora il 2014 quando, attraverso la direttiva 2014/24/Eu (European Union Pubblic Procurement Directive, Euppd), l’Unione Europea incoraggiava tutti gli stati membri a richiedere l’utilizzo del Bim negli appalti pubblici a partire dal 2016. E questa rivoluzione progettuale, iniziata in realtà nel 1987 con i primi sistemi digitali applicati alla progettazione, ha ufficialmente ricevuto i suoi primi riferimenti normativi a livello comunitario. Ma quali sono gli impatti derivati dall’applicazione di questo nuovo modello sul processo costruttivo e sull’intero mercato delle costruzioni? E, soprattutto, a che punto siamo in Italia con il recepimento della Direttiva europea e l’integrazione di questi nuovi strumenti, capaci di rivoluzionare l’intero processo edilizio?

Cos’è il Bim? La definizione del National Institute of Building Science

Il Bim è stato definito dal National Institute of Building Science come la “rappresentazione digitale di caratteristiche fisiche e funzionali di un oggetto“. Una struttura reticolare che è contemporaneamente un modello di business, capace di mettere insieme tutte le figure professionali coinvolte nel processo edilizio, riducendo i rischi e abbattendo costi e tempi di realizzazione.
Il Bim non è un prodotto, né tantomeno un software: è un contenitore di informazioni sull’edificio in cui sono inseriti dati grafici e specifici attributi tecnici, anche relativi al ciclo di vita previsto. Questi dati consentono la restituzione di un pacchetto completo e pluridisciplinare, implementato e usufruibile da parte di tutti i professionisti coinvolti nella progettazione, dagli impiantisti agli ingegneri strutturisti, dagli architetti al costruttore, dai montatori ai collaudatori e così via. È evidente, quindi, che non si parla di semplice innovazione di prodotto, ma di radicale innovazione di processo, una rivoluzione silenziosa soft, equiparabile per impatto solo al calcestruzzo armato e alla prefabbricazione.

I vantaggi del Bim

L’intero modello di business che sottostà alla tecnologia Bim produce una molteplicità di “esternalità positive“, che vanno dal contenimento degli errori all’incremento dell’efficienza e della produttività, dalla riduzione dei costi alla maggiore interoperabilità, dalla minimizzazione dei tempi morti alla massima condivisione delle informazioni. Attraverso l’implementazione di questo modello è garantito un controllo più puntuale e coerente del progetto permettendo, inoltre, di monitorare la vetustà dei materiali e programmare meglio la manutenzione dell’edificio attraverso la realizzazione di un’elaborazione virtuale del suo ciclo di vita, anche dopo la fase di progettazione.

Visto il calibro della rivoluzione, l’intera comunità internazionale si è mobilitata per standardizzare, adottare e integrare la tecnologia Bim nei propri processi di costruzione. In Europa, sono stati i Paesi del Nord a fare da spartiacque all’implementazione di questo modello. La Finlandia ha imposto l’utilizzo del Bim già nel 2007, mentre in Norvegia il suo utilizzo è obbligatorio per tutti i progetti di costruzione e riqualificazione promossi dall’ente che gestisce il patrimonio immobiliare dello Stato. A seguito della direttiva europea del 2014, la Gran Bretagna ha imposto il Bim negli appalti pubblici a partire dal 2016, mentre i governi di Francia e Germania hanno intrapreso a tappe forzate la strada della digitalizzazione. È stata inoltre redatta la Iso 19650, normativa internazionale in materia di Bim denominata Information management using building information modelling (Gestione delle informazioni attraverso la modellizzazione elettronica delle informazioni edili).

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Il Bim in Italia: a che punto siamo con la normativa?

In questo clima di movimentismo generale anche l’Italia sta facendo il suo percorso verso l’integrazione della tecnologia Bim, sia dal punto di vista tecnico normativo che dal punto di vista legislativo. Per quel che concerne gli aspetti tecnici, il 22 dicembre 2016 è stata definitivamente approvata la norma Uni 11337:2017, la prima norma tecnica italiana in materia di Bim. Il progetto di digitalizzazione appena approvato, battezzato Edilizia e opere di ingegneria civile – Gestione digitale dei processi informativi, è strutturato in sette parti, tre delle quali sono state già terminate mentre le altre quattro si prevede vengano completate nell’anno in corso.

Dal punto di vista legislativo, invece, il comma 13 dell’articolo 23 del Nuovo codice appalti stabilisce che un decreto del ministero delle Infrastrutture dovrà fissare le modalità e i tempi di progressiva introduzione dell’obbligatorietà del Bim sia per le amministrazioni che per le imprese. Facendo riferimento ai contenuti redatti finora dalla Commissione Baratono (prende il nome dal Provveditore alle opere pubbliche di Lombardia ed Emilia Romagna, che la presiede), il primo step del decreto prevede l’introduzione dell’obbligo di utilizzo del Bim per le opere sopra ai 100 milioni a partire dal 2019. Nei due anni successivi, entro il 2021, vi sarà un secondo step, che allargherà l’obbligo ad altri soggetti, seguendo un criterio legato alla complessità delle opere e non al loro valore. In altre parole, l’obbligo di usare il Bim ci sarà solo per le costruzioni strategiche, con particolari standard di sicurezza. Al terzo e ultimo passo, a partire dal 2022, il sistema entrerà a pieno regime e sarà obbligatorio l’utilizzo del Bim per tutte le opere, tranne quelle che non richiedono particolari problematiche di sicurezza, come quelle riferite al settore residenziale.

Nel frattempo il modello si sta diffondendo in maniera spontanea, graduale e sporadica, soprattutto per quel che concerne le istituzioni pubbliche. Il Consiglio Comunale di Sassari, per esempio, ha recentemente discusso e approvato una delibera che prevede l’inserimento della metodologia Bim fra i parametri di aggiudicazione delle gare d’appalto assegnate dalla municipalità. Un altro esempio è quello riferito al Comune di Mantova, che ha pubblicato un bando per l’affidamento dei servizi di progettazione definitiva ed esecutiva e di tutte le attivit. complementari relative all’intervento di rigenerazione urbana della periferia est della città secondo il progetto denominato Mantova Hub, sempre richiedendo la tecnologia Bim.

A piccoli passi la rivoluzione Bim inizia a farsi strada anche nel comparto edilizio italiano, iniziando un allineamento agli standard europei che, si spera, possa recuperare nel tempo il gap, soprattutto in termini procedurali, che ci vede molto lontani dalle più concrete realtà internazionali e trasformando il mercato delle costruzioni attraverso l’offerta di pacchetti molto più integrati di
servizi di progettazione ed esecuzione, con una restituzione di prodotti finali chiavi in mano più sostenibili, più sicuri, più efficienti e di una qualità più elevata.

(di Hegis Shyti)

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